Un ministro non deve distribuire insulti via social, ma la politica non è mai stata un luogo da educande

Norberto Bobbio
Caro direttore, nel rammentare la figura di Norberto Bobbio, di cui ricorre quest'anno il 20° dalla morte, mi viene spontaneo farlo per contrasto. Mi riferisco ad un...

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Caro direttore,

nel rammentare la figura di Norberto Bobbio, di cui ricorre quest'anno il 20° dalla morte, mi viene spontaneo farlo per contrasto. Mi riferisco ad un attuale Ministro della Repubblica che si è concesso in questi giorni sui social. Ne è nata- una catena di reazioni e di contro-reazioni. Colpisce che il Ministro abbia via via apostrofato i suoi interlocutori con vari titoli, quali: "coglione", "hater di merda", "ignorante", "vada a quel paese, cretino". Ebbene, per contrasto, mi sono ricordato che uno dei più noti libri di Bobbio si intitola "Elogio della mitezza ". Che dire? Che siamo nostalgici dei bei tempi andati ? Che siamo moralisti? Che siamo andati indietro nel costume civile? Sì, credo che sia proprio così, che siamo regrediti, quando persone con alte responsabilità sono dimentiche della ormai "anormale", semplice buona educazione. Troppa volgarità, supponenza e senso d'impunità fanno forse velo. Personalmente, in quei legittimi rappresentanti che così si comportano non mi riconosco.


Renato Omacini
Venezia


Caro lettore,


non è certo mia intenzione difendere chi usa, nelle aule parlamentari o sui social, termini come quelli che lei ha ricordato. Anzi credo che sia persino eccessivo scomodare una personalità come Norberto Bobbio per commentare tali miserie e volgarità. Ma vorrei capire quali sono i bei tempi andati di cui, secondo lei, dovremmo avere nostalgia? Perché se come diceva Lenin "la rivoluzione non è un pranzo di gala", neppure la politica italiana è mai stata un salotto dove trionfavano mitezza e buone maniere nè un luogo da educande. Vogliamo ricordare alcune celebri sedute parlamentari? Per esempio quella del febbario del 2015 che, tra insulti e tafferugli vari, portò in infermeria 2 deputati mentre 13 vennero espulsi dalla Camera? O che dire dei 15 minuti di follia collettiva del 18 marzo del 1949, quando l'on. Giuliano Pajetta, fratello del più noto Giancarlo, si lanciò a pesce sui colleghi dell'opposizione e volarono ingiurie di ogni tipo oltre a schiaffi, pugni e poltroncine in legno? O quando nel 2008 il deputato di An Strano e l'Udeur Barbuto si sfidarono a suon di "Fr... mafioso»" e «Cornuto, venduto, pezzo di m..."? E l'elenco potrebbe continuare a lungo. Come vede, dunque, il nostro ministro, con le sue colorite reazioni social, si inserisce in una lunga e trasversale, tradizione. Questo naturalmente non lo giustifica in alcun modo. Ma quando si rimpiange il passato, è bene prima ripassare la storia. Altrimenti si rischia di farsi condizionare eccessivamente dal presente. O dalle proprie simpatie politiche. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino