Non possiamo calare Lubitz nei panni di una vittima

Non possiamo calare Lubitz nei panni di una vittima
Caro direttore, e se Andreas Lubitz fosse due volte vittima: dell’incidente insieme agli altri sullo sciagurato aereo, e poi di una orribile diffamazione per farne il capro...

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Caro direttore,

e se Andreas Lubitz fosse due volte vittima: dell’incidente insieme agli altri sullo sciagurato aereo, e poi di una orribile diffamazione per farne il capro espiatorio, da sacrificare al bisogno di avere un colpevole che escluda ipotesi di un atto terroristico o di un guasto tecnico? Non c’è nessuna prova veramente evidente contro Andreas: non un certificato medico che dichiari la malattia mentale né particolari testimonianze di anormalità di comportamento. E cosa si può sapere di preciso sull’accaduto in aereo, se non è rimasto nessuno e niente? Ovviamente Lufthansa ha enorme interesse affinchè la disgrazia sia mascherata da folle imprevedibile ineludibile vicenda.




Flora Dura

Treviso





Cara lettrice,


è giusto esercitarsi sempre nella pratica del dubbio, anche quando i fatti sembrano non temere smentite. Tuttavia riesce francamente davvero difficile calare Andreas Lubitz nei panni della vittima. La scatola nera ha consentito la ricostruzione dettagliata dei dialoghi che hanno preceduto lo schianto e ciò che è accaduto in quei drammatici minuti dentro l'aereo: Lubitz si è chiuso nella cabina di pilotaggio, approfittando della momentanea assenza del pilota, e ha guidato l'Airbus contro la montagna. Più prove di questa, è difficile trovarne. Anzi potremmo dire che è una delle poche volte in cui la tragica dinamica di un disastro aereo è chiara e difficilmente controvertibile. Sulle ragioni che hanno portato Lubitz si sta indagando, come è normale che sia. Ma l'ipotesi che fosse un terrorista non ha trovato nessunissimo tipo di riscontro. Piuttosto dalla ricostruzione della sua vita emergono fatti ed episodi che sollevano legittimi dubbi sull'idoneità di Lubitz a fare il pilota d'aereo. Non è proprio vero infatti che non esiste alcun certificato medico: ci sono perlomeno atti che attestano che Lubitz abbia sofferto di depressione. Non è l'unico, ovviamente, ma forse a chi è affetto da tali disturbi non sarebbe il caso di affidare la guida di un Airbus con 150 passeggeri a bordo. E questo sia l'unico, vero punto interrogativo a cui ancora va data una risposta: come sia potuto avvenire che Andreas quel giorno fosse ai comandi dell'aereo? Come mai controlli, visite, meccanismi di selezione non hanno impedito che ciò accadesse? Il resto, sciaguratamente, è di una tragica evidenza. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino