No all’ingresso della Turchia nella Ue, non c’entra nulla

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Egregio direttore, i trascorsi del presidente turco Erdogan non sono dei migliori. Ciò nonostante per incogniti motivi da tutte le parti gli si dà un credito (a mio...

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Egregio direttore,
i trascorsi del presidente turco Erdogan non sono dei migliori. Ciò nonostante per incogniti motivi da tutte le parti gli si dà un credito (a mio parere) esagerato. In un mondo globalizzato dove l’anelito alla libertà, alla democrazia e alla determinazione dei popoli è il leitmotiv che anima ogni iniziativa economico-sociale assistere ad un golpe stile Turchia é quasi incappare in un nuovo attentato terroristico dell’Isis. Come si può affermare (da più parti) che in Turchia ha vinto la democrazia e l’amore del popolo per il suo presidente quando sentiamo (con le nostre orecchie) proclami di epurazioni severe contro i rivoltosi? Arrestati migliaia di soldati, rimossi circa tremila giudici, richiesta presidenziale di reintroduzione della pena di morte perché? Recentemente tutta l’informazione non gradita al governo Erdogan é stata zittita. Vari turni elettorali “imposti e pilotati” hanno visto la cacciata di esponenti moderati per l’ascesa al potere del presidente Erdogan. Movimenti giovanili di piazza sono stati repressi. E’ stata più volte manipolata la carta costituzionale a favore di impostazioni di potere sempre più assoluto e autoritario. Tutto ciò non mi ispira fiducia. Penso che i deboli richiami dell’America, della Russia e dell’Europa alla “non epurazione” dei rivoltosi non arrivino a destinazione. E allora che ne sarà della Turchia?


Natalino Daniele
Rubano (Pd)

Caro lettore,

no so cosa ne sarà della Turchia. Ho trovato abbastanza ipocrita l’atteggiamento di quei governi e anche di quegli osservatori che prima nelle ore più calde, esprimevano commenti compiaciuti per il tentativo di scalzare Erdogan. Poi, a golpe fallito, si sono tutti prodotti in attestati di stima e di solidarietà vero il rais di Ankara. Per il futuro voglio solo sperare che quanto sta accadendo in Turchia, con il ripulisti di militari, magistrati e giornalisti deciso dal regime e l’intenzione di reintrodurre la pena di morte, raffreddi gli entusiasmi di coloro che spingevano per accelerare l’ingresso della Turchia in Europa. L’Unione è già malconcia e divisa da sola. Non ha bisogno di essere ulteriormente minata nella sua credibilità dall’annessione di un regime dittatoriale con cui, né del punto di vista storico-culturale né da quello politico, abbiamo nulla a che fare.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino