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Caro Direttore
in questi giorni sui social si sono scatenate molte polemiche riguardo le immagini della preghiera musulmana con uomini e con le donne divise. Ora io sono cattolica praticante fin da piccola e fino ad una ventina di anni fa (e ancora adesso in piccoli paesi) in chiesa gli uomini si sedevano nei banchi a destra e le donne in quelli di sinistra.
Io mi chiedo perché invece di criticare e non rispettare le altre religioni non ci facciamo un po' di autocritica sulla nostra religiosità? I musulmani pregano 5 volte al giorno, gli ebrei 3 volte al giorno e 5 per Yom Kippur, i buddisti 2 volte al giorno e noi cattolici? Abito in un paese di quasi trentamila abitanti e alla sera alla messa siamo 10-15 persone.
E allora mi chiedo perché una volta tanto smettiamo di criticare e giudicare le altre religioni e non iniziamo a fare un po' di autocritica partendo dal nostro comportamento e dalla nostra coerenza verso la Fede Cattolica?
Maurizia Durigon
Cara lettrice,
in questi stessi giorni hanno fatto discutere anche le parole pronunciate dal pulpito dal parroco di Cessalto, in provincia di Treviso, don Mauro Gazzelli. Cosa ha detto di tanto strano o scandaloso questo sacerdote? In realtà ha solo squarciato un velo di ipocrisia e, un po' provocatoriamente, ha messo i suoi parrocchiani di fronte a una realtà: «Fra vent'anni saremo noi cristiani una minoranza», ha detto don Mauro, sottolineando come da parte dei fedeli musulmani il senso religioso, la partecipazione ai momenti di preghiera, l'adesione alla fede siano molto più diffusi e vissuti, anche tra le giovani generazioni, di quanto succede invece per i cristiani. E che ciò che quindi dovrebbe preoccupare non è tanto l'eccessiva (vera o presunta) presenza di cittadini-fedeli che professano altre religioni (e quella islamica in particolare), ma la sempre più fluida e debole identità cristiana delle nostre comunità, dove la fede e la pratica religiosa nel migliore dei casi sono ridotte a convenzione, abitudine, tradizione. Non è un tema semplicemente ed esclusivamente religioso. Coinvolge in senso più ampio la nostra identità di italiani ed europei. A cui purtroppo per scelta o per ignavia, per comodità o per scarsa consapevolezza, stiamo rinunciando. Lo so: è un tema complesso e difficile da affrontare in una rubrica come questa. Ma credo meriti qualche riflessione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino