Le porte aperte sempre e comunque lavano le coscienze ma scaricano i problemi sulla società e sui più deboli

Le porte aperte sempre e comunque lavano le coscienze ma scaricano i problemi sulla società e sui più deboli
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Buon giorno Direttore,
in questi giorni leggo molte lettere che riguardano la tragedia avvenuta sulle coste calabresi. È, da qualunque parte la si guardi, una cosa inaccettabile; è inaccettabile che delle persone muoiano solo per aver cercato un posto dove vivere dignitosamente o anche solo vivere, visto che molto probabilmente, scappano da posti dove non esiste la libertà e non si vive senza libertà, ci sono guerre in atto e la guerra è morte, non vedono opportunità per i loro figli e vedere i propri figli senza futuro è peggio che morire. Non si può, nessuno di noi, penso, a qualunque parte politica appartenga, restare indifferente o anche solo sminuire una tragedia che ci riguarda tutti come umanità. Nessuno, e qui credo stia il punto, può cercare di trarre vantaggio da simili tragedie e per far ciò penso si debba essere capaci di "non appartenere", non c'è una parte migliore di un'altra, esiste l'uomo e la sua capacità di avere ed esprimere il libero pensiero. L'appartenenza non da la patente di buoni. Occorre guardare alla totalità del fenomeno, alla sua manifestazione ormai in atto da decenni, a mio avviso significa appunto interrogarsi per cercare di proporre una soluzione umanamente accettabile, altrimenti si scade nella speculazione partitica, altrettanto cinica e inaccettabile alla luce dei fatti.


Diego Parolo


Caro lettore,


mi pare che su questa tragica vicenda siano corsi fiumi di parole in larga parte inutili o dettati da ragioni strumentali che poco hanno a che fare con la morte orribile di 66 persone. La questione è insieme estremante chiara e profondamente complessa. Le migrazioni, siano esse economiche o provocate da guerre e violazioni dei diritti umani, non si possono cancellare con un decreto, un tratto di penna e neppure, almeno nell'immediato, con erogazioni miliardarie. Ma si devono governare. Avendo sempre chiari due aspetti cruciali del problema. Da un lato parliamo di persone, uomini, donne, bambini e quindi il senso di umanità deve guidare ogni scelta. Dall'altro dobbiamo essere consapevoli che non siamo in grado di accogliere tutti in ogni momento e a qualsiasi condizione. Non per egoismo, ma perché dopo lo sbarco, dopo l'accoglienza per il migrante c'è altro, ci deve essere altro: c'è una vita da vivere in un altro Paese diverso dal proprio, un lavoro da imparare o da trovare, ci sono relazioni sociali e familiari da costruire o ricostruire. Le porte aperte sempre e comunque lavano forse le coscienze ma scaricano costi e problemi sulla società e soprattutto sulle persone più deboli ed economicamente meno protette. Non c'è altro da fare: occorre trovare un equilibrio tra tutte queste esigenze. Non è facile, certo. Ma se continuiamo a usare i migranti come argomento da campagna elettorale o per infierire sugli avversari, non ne verremo a capo. Sta alla politica, italiana ed europea trovare una soluzione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino