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Buon giorno Direttore,
in questi giorni leggo molte lettere che riguardano la tragedia avvenuta sulle coste calabresi. È, da qualunque parte la si guardi, una cosa inaccettabile; è inaccettabile che delle persone muoiano solo per aver cercato un posto dove vivere dignitosamente o anche solo vivere, visto che molto probabilmente, scappano da posti dove non esiste la libertà e non si vive senza libertà, ci sono guerre in atto e la guerra è morte, non vedono opportunità per i loro figli e vedere i propri figli senza futuro è peggio che morire. Non si può, nessuno di noi, penso, a qualunque parte politica appartenga, restare indifferente o anche solo sminuire una tragedia che ci riguarda tutti come umanità. Nessuno, e qui credo stia il punto, può cercare di trarre vantaggio da simili tragedie e per far ciò penso si debba essere capaci di "non appartenere", non c'è una parte migliore di un'altra, esiste l'uomo e la sua capacità di avere ed esprimere il libero pensiero. L'appartenenza non da la patente di buoni. Occorre guardare alla totalità del fenomeno, alla sua manifestazione ormai in atto da decenni, a mio avviso significa appunto interrogarsi per cercare di proporre una soluzione umanamente accettabile, altrimenti si scade nella speculazione partitica, altrettanto cinica e inaccettabile alla luce dei fatti.
Diego Parolo
Caro lettore,
mi pare che su questa tragica vicenda siano corsi fiumi di parole in larga parte inutili o dettati da ragioni strumentali che poco hanno a che fare con la morte orribile di 66 persone.
Il Gazzettino