Possiamo chiamare i migranti in tanti modi, ma la realtà non cambia: non siamo in grado di accoglierli tutti e subito

Possiamo chiamare i migranti in tanti modi, ma la realtà non cambia: non siamo in grado di accoglierli tutti e subito
Egregio direttore, finalmente anche i più buonisti e miopi hanno dovuto ammettere che i migranti lo sono per motivi economici. Quindi anche voi giornalisti potete chiamarli...

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Egregio direttore,
finalmente anche i più buonisti e miopi hanno dovuto ammettere che i migranti lo sono per motivi economici. Quindi anche voi giornalisti potete chiamarli per quello che sono: clandestini.

Maurizio Manaigo
Padova

Caro lettore,

qualche tempo fa mi è capitato di leggere un documento in cui si affermava che la parola clandestino «va cancellata» dal linguaggio giornalistico perché produce «una percezione distorta del fenomeno migratorio». Dunque il termine clandestino andrebbe bandito da giornali, internet e tv non perché è formalmente sbagliato. O perché, in alcuni casi, è giuridicamente poco corretto. Ma perché, su un tema così complesso come quello dell'immigrazione, indurrebbe nei cittadini una percezione diversa, anzi distorta. Ma distorta rispetto a cosa? Ovviamente rispetto all'idea di immigrazione che hanno gli estensori di quel documento. I quali, evidentemente, si ritengono i titolari della verità e della giusta e corretta percezione. Su questo come su altri temi, immagino. Ora, sarà perché ho una formazione culturale troppo liberale, ma quando ascolto o leggo qualcuno che pretende di cancellare qualcosa, sia essa una parola, un pensiero o un libro, mi preoccupo. Percepisco i segnali inquietanti del pensiero unico. Del tentativo in nome di presunti, superiori principi di limitare la libertà. In questo caso c'è però anche dell'altro. Spesso chi si appassiona troppo ai nominalismi, cerca in realtà dei diversivi per non andare al cuore di un problema. Si preoccupa di come chiamarlo, non di come affrontarlo e magari risolverlo. Nel caso dei migranti temo sia proprio così. Gli stranieri che arrivano in Italia e in Europa sono spinti da motivazioni diverse. Ma non c'è dubbio che la maggior parte di loro siano migranti economici, cioè uomini e donne che attraversano mari e deserti per cercare migliori condizioni di vita. E sperano di trovarle qui. Per farlo entrano clandestinamente nel nostro territorio, cioè arrivano in Italia con ogni mezzo ben sapendo che la legge non consentirebbe loro di farlo. Possiamo chiamarli come preferiamo, ma questa è la realtà dei fatti. Che porta con sé un problema difficilmente eludibile: indipendentemente dal nome che decidiamo di dare loro, non siamo in grado di accoglierli tutti. Non possiamo farlo. Certamente non nei tempi e nei modi decisi dai migranti stessi o peggio ancora dai mercanti di uomini. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino