Caro direttore leggo in questi giorni che il Governo avrebbe deciso di delegare a ogni famiglia il compito della misurazione della temperatura ai propri figli prima di andare a...
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leggo in questi giorni che il Governo avrebbe deciso di delegare a ogni famiglia il compito della misurazione della temperatura ai propri figli prima di andare a scuola. Al contrario la comunità scientifica chiede che nelle scuole vengano utilizzati sistemi di misurazione all'avanguardia per la rilevazione della temperatura corporea degli alunni, tali da garantire una uniformità di rilevazione in tutti gli Istituti. Mi chiedo e Le chiedo, perché nel settore privato (fabbriche, negozi, uffici) il controllo della temperatura è stato affidato agli imprenditori - con pesanti sanzioni, in origine anche di tipo penale, in caso di omissione dello stesso - mentre nella scuola, luogo vitale di incontro e crescita culturale dei nostri figli, non si sono trovate analoghe figure a cui affidare un simile e importante incarico con le stesse responsabilità? Forse perché in Italia nel settore pubblico non ci devono mai essere responsabili? (Crollo del ponte Morandi, i responsabili pagheranno! Crollo del ponte Albiano, chi sono i responsabili?).
L.B.
Treviso
Caro lettore,
penso sia giusto responsabilizzare le famiglie e affidare loro il compito di misurare la febbre ai figli prima di andare a scuola. È una misura semplice e di buon senso che, da un lato, evita che ancora una volta tanti genitori scarichino sulla scuola ogni tipo di problema riguardante i propri figli, dall'altro consente anche di prevenire la possibile diffusione del contagio prima dell'ingresso in aula: nel tragitto casa-scuola, sui mezzi di trasporto, quando si attende di entrare a scuola. Dopodiché ci sarebbe da chiedersi perché mai invece di spendere milioni di euro per comprare nuovi (e non indispensabili) banchi, non si sia pensato anche di dotare ogni istituto di misuratori della temperatura corporea come è stato fatto in tante aziende. Misteri della pubblica istruzione. Quanto al rapporto tra settore pubblico e privato è indubbio che l'emergenza Covid ha ulteriormente sottolineato quanto profondo sia il divario, culturale e non solo economico, che esiste tra questi due mondi. Non solo sul piano del diverso carico di responsabilità tra i dirigenti privati e quelli pubblici, ma anche delle garanzie. Basti pensare a quanto avvenuto durante il blocco totale: i lavoratori delle imprese piccole e grandi a casa in attesa, spesso infinita, di una cassa integrazione comunque penalizzante rispetto al normale stipendio; i lavoratori pubblici pagati regolarmente anche quando la loro attività era inevitabilmente ferma. E in qualche caso con la pretesa, sostenuta da alcune forze sindacali, di vedersi riconosciuto il buono pasto anche quando non si recavano al lavoro. Si dice spesso che dopo il Covid molte cose cambieranno. Speriamo anche in questo campo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino