Gli ambigui atteggiamenti verso la violenza come arma politica

Gli ambigui atteggiamenti verso la violenza come arma politica
Egregio direttore, dopo i fatti di Milano del 1° Maggio, un giornalista ,con un bel sorriso in faccia, ha detto che ”questo...

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Egregio direttore,

dopo i fatti di Milano del 1° Maggio, un giornalista ,con un bel sorriso in faccia, ha detto che ”questo è il prezzo della democrazia” e, continuando, che ”i peggiori nemici dei manifestanti pacifici sono i black bloc”. Non credo che i nostri padri e fratelli abbiano combattuto per avere le vetrine infrante e le macchine bruciate nelle città. Lo scopo era ed è la libertà, e quello che è successo a Milano non è libertà.

I manifestanti pacifici che veicolano e proteggono i violenti nella “pancia” del corteo possono essere definiti fiancheggiatori o anche complici. Fermo restando il sacrosanto diritto di manifestare il dissenso, coloro che hanno a cuore la libertà e le loro opinioni ,hanno anche l’obbligo di isolare i devastatori che li usano per oscurare le loro ragioni.

Mario Carlon



Venezia



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Caro lettore,


non so chi sia quel giornalista, ma il commento più benevolo che si può fare ascoltando un'idiozia del genere è: "Non diciamo stupidaggini". Non solo la democrazia e il libero esercizio della critica non hanno nulla a che fare con la devastazione di Milano, ma non è neppure vero che "i peggiori nemici dei manifestanti pacifici sono i black bloc". Non credo sia corretto definire "complici" dei vandali coloro che sfilavano esprimendo semplicemente il loro dissenso verso l'Expo. Tuttavia basta leggere ed ascoltare le reazioni e i commenti di molti manifestanti per capire che tantissimi di loro, pur non avendo lanciato neppure un sassolino nè mai impugnato una spranga, non considerano affatto i black bloc i loro "peggiori nemici". Come si diceva un tempo, li ritengono "compagni che sbagliano", persone cioè con cui condividono ideali ed analisi politiche, ma non le strategie di lotta. È un film, purtroppo, già visto. E la trama trae origine dall'ambiguo atteggiamento di intellettuali, movimenti e frange estremiste nei confronti della violenza come arma politica. Purtroppo su questo punto non è possibile nessuna mediazione: o si combatte la violenza (e quindi per esempio si esclude dai cortei chi lo teorizza e la pratica) o la si legittima. Con le conseguenze che ben conosciamo e che abbiamo visto anche il 1 maggio a Milano. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino