Nella scuola una profonda resistenza al rinnovamento

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Caro direttore, ancora una volta la scuola è in subbuglio. La riforma del governo è duramente contestata dai sindacati e...

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Caro direttore,

ancora una volta la scuola è in subbuglio. La riforma del governo è duramente contestata dai sindacati e dagli studenti. Essendo madre di due ragazzi che vanno a scuola, ho cercato di capire le ragioni degli uni e degli altri. Confesso, non ci sono riuscita. Lei che opinione si è fatta?

Annalisa Zanon



Padova



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Cara lettrice,


come spesso accade le ragioni e i torti non sono mai da una parte sola. Sul tema delle contestazioni alla riforma della scuola credo si imponga pero' una riflessione, che non mi renderà popolare agli occhi di alcuni lavoratori della scuola. Dal dopoguerra ad oggi in Italia si sono succeduti decine di governi di colore diverso e ciascuno di loro aveva ovviamente al proprio interno un ministro dell'Istruzione o delle Politiche scolastiche. Una carica che è stata occupata da esponenti di vario orientamento politico e culturale. Ad occuparsi della scuola ci sono stati ministri democristiani, comunisti o ex comunisti, laici, forzisti, montiani. In qualche caso si trattava di politici di professione, in altri di tecnici (spesso insegnanti), prestati alla politica. Insomma, sia detto in senso positivo, non ci siamo fatti mancare nulla. Eppure ogni volta che un governo (di destra, di centro o di sinistra) presenta una riforma della scuola, scattano immancabili le contestazioni, gli scioperi, le polemiche furibonde. La domanda sorge spontanea: è mai possibile che tutte ma proprio tutte le riforme siano sbagliate, danneggino irrimediabilmente la scuola, consegnino troppo potere agli uni e agli altri soggetti (oggi nel mirino ci sono, per esempio, i presidi)? Neppure nel caso della giustizia si è giunti a tanto. Il sospetto, o il cattivo pensiero, è che in realtà in ampi settori della scuola e della rappresentanza di insegnanti e personale non docente, al di là delle legittime rimostranze per tagli e stipendi inadeguati, covi una profonda resistenza al cambiamento e prevalga una sostanziale volontà di mantenere lo status quo. Il problema è che in gioco c'e il futuro della scuola italiana e con esso quello dei nostri ragazzi e del nostro Paese. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino