È un brutto segnale se l'affermazione di se stessi e il narcisismo contaminano anche realtà del volontariato

È un brutto segnale se l'affermazione di se stessi e il narcisismo contaminano anche realtà del volontariato
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Egregio Direttore
ho lasciato passare qualche giorno dal fattaccio accaduto all'ospedale San Giovanni e Paolo di Venezia, e che avete ottimamente riportato nel nostro quotidiano, relativamente alle elezioni del nuovo presidente Avis. Nell'articolo avete riportato correttamente gli avvenimenti di quella giornata ma ciò che era oggettivamente difficile da trasferire ai lettori è quella sensazione di colossale mancanza di rispetto che la presidente ha palesato, con le sue imperative decisioni di annullare le votazioni, nei confronti dei donatori e che mi ha rimandato all'infanzia quando capitava il ragazzo che diceva il pallone è mio e gioca solo chi dico io. Le assicuro che lo svolgimento delle elezioni, se pur in presenza di un numero di votanti ampiamente maggiore rispetto a quello atteso, si avrebbero potuto svolgere regolarmente se solo ci fosse stata la volontà e naturalmente un minimo di capacità organizzativa. La donazione è un gesto di solidarietà e generosità e quel giorno si è gravemente contrapposto a una decisione arrogante.


R.B.
Venezia


Caro lettore,


non ho elementi sufficienti per esprimermi sulla sgradevole vicenda che ha coinvolto una importante realtà sociale come l'Avis veneziano. Ma il caso merita una riflessione più generale. Perchè purtroppo, non siamo di fronte a un episodio così isolato. In questo caso la notorietà dell'associazione e la proiezione pubblica dei dissidi interni hanno suscitato un particolare clamore e portato con evidenza sulle pagine dei giornali lo scontro interno all'Associazione donatori di sangue. Ma non raramente ci accade di ascoltare o dare notizia di scontri e dispute che hanno come palcoscenico realtà di volontariato che ben altre priorità dovrebbero avere. E che invece si trovano a dividersi e litigare per questioni di incarichi, di poltrone e di ruoli, non diversamente da quello che accade nella detestata politica. Non voglio essere frainteso: so bene che la grande maggioranza delle strutture che si occupano in modo disinteressato di aiutare gli altri, non disperde le proprie energie in conflitti interni e inutili personalismi. Ma fa riflettere che, talvolta, anche in associazioni, enti e strutture che generosamente si dedicano a chi ha più bisogno, l'Io prevalga sul Noi. Non è un segnale da sottovalutare se l'affermazione di stessi e la cultura del narcisismo contaminano anche mondi che hanno scelto come propria missione la solidarietà.
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Il Gazzettino