Non ci sono popoli invasori per natura ma leader che coltivano mire imperialiste

Non ci sono popoli invasori per natura ma leader che coltivano mire imperialiste
Gentilissimo Direttore, sicuramente definire macellaio un capo di stato da parte del presidente degli Stati Uniti non aiuta i rapporti tra gli Stati. Come non è accettabile...

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Gentilissimo Direttore,
sicuramente definire macellaio un capo di stato da parte del presidente degli Stati Uniti non aiuta i rapporti tra gli Stati. Come non è accettabile che un vice primo ministro russo dica: odio gli occidentali. Ma mi pongo un problema: come si fa a sostenere che la Russia potrebbe invadere l'intera Europa, e fanno apparire i russi da patentati invasori, senza tenere conto di quanto avvenuto nella storia? Sbaglio, oppure nel 1812 i francesi con a capo Napoleone voleva raggiungere Mosca. Sbaglio oppure nel 1854 Francia, Inghilterra e il Regno di Sardegna (Italia) hanno combattuto contro la Russia in Crimea con la scusante di difendere i territori cristiani della Turchia? Poi più recentemente i tedeschi nazisti con noi italiani, non siamo andati ad invadere la Russia?


Allora l'espandersi della Nato e dell' Europa ad est non potrebbe apparire come una ulteriore invasione, cosa che non mi sembra sia avvenuta da parte dei russi nella ex Jugoslavia dopo l'ultima guerra?
Non oso pensare, cosa sarebbe avvenuto se i russi avessero portato i loro missili nella vicina Slovenia.
Dino Lazzarotto
Mestre-Venezia


Caro lettore,
alle sue articolate considerazioni risponderò in quattro punti.
1) Non ci sono popoli che meritano più di altri la patente di invasori. Ci sono però leader che coltivano strategie imperiali e assegnano, per motivi politici o storici, al loro paese un naturale ruolo guida a cui anche altri paesi, volenti o nolenti, devono adeguarsi. Giudichi ciascuno se la Russia comunista prima e quella di Putin oggi rispecchiano o meno questa visione.
2) Sulla propensione ad invadere altri paesi suggerirei a lei e agli altri lettori di consultare un atlante storico agli anni 1954 e 1968. Le parole chiave: sono Ungheria e Cecoslovacchia. Per ulteriori approfondimenti si possono scorrere la biografie di Imre Nagy e di Alexander Dubcek. Per chi ha poco tempo a disposizione ricordo solo che entrambi erano i leader dei loro paesi e dei rispettivi partiti comunisti quando Ungheria e Cecoslovacchia vennero invase e normalizzate dai carri armati dell'Armata rossa.
3)La presenza della Nato in un paese non può in alcun modo essere considerata o equiparata a un'invasione per il semplice motivo che sono i paesi stessi a chiedere di entrane a far parte, come è accaduto recentemente anche per Finlandia e Svezia, preoccupate dall'aggressività del loro vicino russo. La procedura di ammissione alla Nato tra l'altro è molto complessa e richiede un lungo periodo di tempo oltreché il rispetto da parte del paese richiedente di alcune basilari regole democratiche. Mettere sullo stesso piano l'invasione russa dell'Ucraina alla richiesta di Kiev (peraltro mai accettata) di entrare a far parte della Nato è una distorsione della realtà e dei fatti.
4)L'ex Jugoslavia non è stata invasa dai russi al contrario di quanto è accaduto a Ungheria e Cecoslovacchia, solo perché, come rivelano documenti dell'epoca, Stalin temeva la forza militare di Belgrado e la resistenza che avrebbe incontrato in Jugoslavia, paese che si era liberato da solo del nazismo senza l'aiuto della Russia. E i missili russi in Slovenia non vennero mai installati solo perché il Maresciallo Tito, feroce dittatore ma fieramente autonomo dai voleri e dalla politica di Mosca, non aderì mai al Patto di Varsavia.


In sintesi: sul conflitto in corso sono legittimi tutti i punti di vista. Ma la storia non è sempre un'opinione.
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Il Gazzettino