L'utilità del servizio militare obbligatorio è una questione di sensibilità personali

L'utilità del servizio militare obbligatorio è una questione di sensibilità personali
Egregio direttore, si torna a parlare di servizio di leva obbligatorio. Qualcuno ha voluto vedere in questa proposta intenti sbagliati e istinti guerrafondai. Niente di...

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Egregio direttore,
si torna a parlare di servizio di leva obbligatorio. Qualcuno ha voluto vedere in questa proposta intenti sbagliati e istinti guerrafondai. Niente di più sbagliato. L'Associazione nazionale Alpini, che da tempo sostiene questa proposta, non pensa di riproporre la vecchia naia. Ma un servizio diverso che contempli veramente anche un periodo di formazione militare, ma anche attività di protezione civile e di servizio alle comunità. Non solo, come ha ricordato il nostro presidente dell'Ana, Favero: «È estremamente importante che in questa società sempre più liquida ed individualista, i giovani possano, anzi debbano, vivere esperienze comunitarie, confrontandosi con l'operatività in sinergia con gli altri, al servizio degli altri». Sarebbe utile e importante che anche lei sostenesse questa causa.


M.L.
Treviso


Caro lettore,


temo di non essere la persona più adatta. Non mi fraintenda: non ho pregiudizi di nessun tipo verso il mondo militare. Anzi ho un grande rispetto per l'Ana e per il corpo degli alpini e non ho dubbio alcuno sulla bontà e la serietà degli intenti che vengono portati a sostegno della proposta di ripristino di un servizio di leva obbligatorio seppur riveduto e corretto nella sua filosofia e anche nella sua impostazione. La mia personale esperienza è però di segno totalmente opposto. Pur a molti anni di distanza faccio fatica a trovare e ricordare un solo aspetto positivo nella mio anno di leva obbligatoria svolto non negli alpini ma in un altro corpo dell'esercito. I tempi sono certamente mutati e forse il mio giudizio è anche condizionato dal fatto che ho svolto il servizio militare ad un'età relativamente avanzata (25 anni) rispetto alla media, ma ritengo, senza peccare di immodestia, che quei 12 mesi non mi abbiano insegnato nulla, certamente non lo spirito comunitario e di servizio né abbiano rafforzato valori e principi che la mia educazione famigliare e scolastica non mi avessero già trasmesso. Di quel periodo nella mia memoria ho fissati soprattutto una serie di episodi di umana meschinità e di cultura della sopraffazione, soprattutto verso i più deboli. Vicende che, meglio precisarlo, raramente mi hanno coinvolto personalmente, ma che faccio fatica a considerare momenti di crescita individuale e collettiva. Tanto per me come per i miei allora compagni in divisa. Diciamo quindi che mi astengo da ogni giudizio su questo argomento. Ci sono esperienze personali che, nel bene o nel male, segnano la vita delle persone e ne condizionano giudizi e sensibilità. Per quanto mi riguarda il servizio militare obbligatorio appartiene a questa categoria. In modo del tutto negativo.
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Il Gazzettino