Il caso Polonia dimostra che l'Europa deve rinnovarsi: non per cedere ai sovranismi, ma per rafforzarsi

Il caso Polonia dimostra che l'Europa deve rinnovarsi: non per cedere ai sovranismi, ma per rafforzarsi
Caro direttore, l'insensato sovranismo dei laeder polacchi, supportati dai giudici della Corte Costituzione da loro nominati, che hanno rigettato la prevalenza del diritto...

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Caro direttore, l'insensato sovranismo dei laeder polacchi, supportati dai giudici della Corte Costituzione da loro nominati, che hanno rigettato la prevalenza del diritto comunitario su quello nazionale, mina uno dei fondamenti dell'Unione Europea. Va ricordato che in Europa si entra solo sulla base di una domanda di ammissione, con la quale si accettano senza riserve l'insieme dei diritti, degli obblighi giuridici, e degli obiettivi politici condivisi. Nessuno ha obbligato i polacchi a presentare quella domanda, per non dire che dal 2004 la Polonia è il principale destinatario dei Fondi strutturali europei, senza i quali difficilmente può sopravvivere. Fa bene la Ue a mostrare fermezza, perchè non si sputa sul piatto in cui mangia, e se i polacchi non si adegueranno, gli si dovrà mostrare la porta con un bel accomodatevi... e salutateci Putin!.


Umberto Baldo
Abano Terme (Pd)


Caro lettore, è evidente che la Polonia ha voluto sfidare la visione e la dimensione sovranazionale dell'Unione europea. E ha aperto un fronte pericoloso. Perchè se si mette in discussione la preminenza del diritto europeo, come potrebbe mai funzionare il mercato unico, da cui peraltro dipendono anche le sorti e lo sviluppo della Polonia stessa e dei suoi cittadini? Tuttavia non si può però pensare di risolvere il caso semplicemente mettendo alla porta Varsavia, escludendo cioè la Polonia dall'Unione. Parliamo di un Paese che rappresenta ormai un tassello importante del sistema europeo. Una sua esclusione avrebbe forti contraccolpi economici e politici e probabilmente determinerebbe anche un effetto domino all'interno dell'Unione, con l'inevitabile risultato di indebolire una Ue che già forte e solida proprio non è e che ha già sopportato l'uscita della Gran Bretagna. La decisione del Tribunale costituzionale polacco, un organo fortemente condizionato dalla politica e dipendente di fatto dal governo di Varsavia, ha in realtà posto all'ordine del giorno di Bruxelle e delle principali cancellerie europee un tema estremamente delicato: quello dell'equilibrio tra i poteri nazionali e quelli dell'Ue. Tra la natura stessa dell'Unione e la sovranità nazionale degli Stati membri. Lo ha fatto in modo brutale e politicamente inaccettabile e Bruxelles ha giustamente reagito con fermezza all'iniziativa polacca. Ma se la linea dura è necessaria per risolvere questa crisi, occorrerà poi anche avere il coraggio e la visione strategica per guardare oltre. Se si vogliono evitare altre azioni di rottura e altre exit, bisogna con ogni probabilità arrivare a una ridefinizione dei poteri costituzionali della Ue e del suo rapporto con i Paesi membri. Non è una resa ai sovranismi: è la presa d'atto che lEuropa non può essere considerata un monolite sempre uguale a se stesso. Deve avere la capacità di rinnovarsi e di ripensarsi per rafforzarsi. Il mondo cambia. Tutto cambia. Neppure l'Europa può pensare di stare ferma. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino