Saranno i giudici a decidere se Grillo è colpevole o meno. Ma l'inchiesta pesa (politicamente) più di una condanna

Saranno i giudici a decidere se Grillo è colpevole o meno. Ma l'inchiesta pesa (politicamente) più di una condanna
Egregio direttore, dunque il puro Beppe Grillo non faceva solo il capo politico dei cinquestelle e il comico, ma anche il lobbysta per un grande imprenditore e scambiava contratti...

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Egregio direttore,
dunque il puro Beppe Grillo non faceva solo il capo politico dei cinquestelle e il comico, ma anche il lobbysta per un grande imprenditore e scambiava contratti pubblicitari con aiutini politici. Anzi, usava il partito da lui fondato, M5s, per dare una mano ad un armatore-amico affinchè potesse continuare ad ottenere milioni di fondi pubblici e non andare in fallimento. Non si dovrebbe mai gioire delle disgrazie altrui e, quindi, non gioisco. Ma dopo aver ascoltato tante lezioni di morale, tanti vaffa urlati nelle piazza italiane, dopo tanto disprezzo gettato a piene mani nei confronti di tutto e tutti, provo un sottile piacere nel constatare che sul banco degli imputati ora c'è finito anche lui.


Aldo Pavin
Padova

Caro lettore, a differenza di tanti militanti e dirigenti 5stelle non ritengo colpevole chi riceve un avviso di garanzia e non credo che nè i giornali nè la politica debbano sostituirsi ai tribunali. Quindi preferirei rimanere ai fatti, piuttosto che emettere sentenze. E i fatti dicono questo: un grande armatore, Vincenzo Onorato, impegnato a tenere a galla la sua compagna di navigazione, fortemente sostenuta dalle casse pubbliche grazie a un sistema di incentivi da 70milioni l'anno, ha versato al blog Beppegrillo.it 120mila euro l'anno nel 2018 e nel 2019 e altri 600mila euro li ha donati in tre anni alla CasaleggioAssociati. Tanti soldi. Ma finanziare in modo trasparente partiti e movimenti non è un reato. E l'armatore in questione si era dimostrato piuttosto generoso anche con altre forze politiche: 200mila euro erano finiti alla fondazione di Renzi, altri 100mila euro a quella di Toti, 90 mila al Pd e 10mila anche a Fratelli d'Italia. Nel caso di Grillo e di Casaleggio i magistrati sospettano che, anche sulla base di chat e messaggi in loro possesso, le laute elargizioni fossero la contropartita degli aiuti politici che M5s doveva garantire per salvare la compagnia dell'armatore. Ma per ora queste sono solo ipotesi di indagine. Da dimostrare. Tuttavia quanto è emerso dall'inchiesta giudiziaria è sufficiente per affermare, senza pericolo di smentita, che la vantata diversità a 5stelle non è mai esistita. O, se è mai esistita, è anche assai presto svanita. Quei soldi dimostrano infatti che Grillo, il profeta della politica pulita e dell'onestà-onestà, si è fatto rapidamente avviluppare nella zona grigia e vischiosa dei rapporti tra economia, soldi e politica. E c'è rimasto impigliato, come altri suoi vituperati avversari politici. Forse si dimostrerà che per la legge non ha commesso nessun reato. Ma, sul piano politico, questa inchiesta e ciò che ha fatto venire a galla, pesano su di lui come e più di una condanna in tribunale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino