Profughi? Alcuni comportamenti ci fanno dubitare che lo siano

Profughi? Alcuni comportamenti ci fanno dubitare che lo siano
Carissimo direttore, mio nonno Sebastiano fu una persona molto particolare, conosciutissima a Monselice, cittadina della Bassa...

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Carissimo direttore,

mio nonno Sebastiano fu una persona molto particolare, conosciutissima a Monselice, cittadina della Bassa Padovana dove visse dagli anni Cinquanta sino alla sua morte nel 2006. Fu immigrato, provenendo dalla Calabria, ma giunse al Nord con i suoi bravi documenti, con tanta voglia di lavorare e senza tante pretese. Partecipò alla Seconda Guerra mondiale e fu inviato nell'Impero d'Africa Orientale italiano ove assistette al crollo del nostro corpo di spedizione sotto l'offensiva delle forze britanniche e cadde prigioniero. A differenza di quello che sosteneva la propaganda nazi-fascista, i soldati di Sua Maestà tennero i nostri militari in prigionia civilmente. Ovviamente li nutrirono con parte del loro cibo, preparato soprattutto da cuochi indiani. Mai mio nonno o qualcuno dei suoi colleghi di prigionia si lamentò. Anzi: terminata la prigionia mio nonno e molti suoi compagni di sventura ringraziarono i loro ex-carcerieri per non averli lasciati morire di fame. Si tratta di un comportamento ben diverso dall'atteggiamento degli odierni "migranti". Forse una così marcata differenza origina dal fatto che gli italiani di quei tempi provenivano da una guerra, gli odierni "migranti" non si capisce bene da cosa...

Lorenzo Martini



Stanghella (Pd)



Caro lettore,


i tempi sono cambiati anche per i rifugiati. Ma l'idea che un profugo che fugge da guerre, tragedie e carestie e arriva in Italia, possa mettersi a disquisire sulla qualità o tipologia del cibo che gratuitamente ogni giorno gli viene offerto, è fuori dalla realtà. O meglio: un comportamento del genere fa seriamente dubitare sul fatto che costui sia davvero un profugo e non invece un migrante che ha approfittato del dramma (vero) di alcune popolazioni africane per entrare clandestinamente in Italia e in Europa aggirando le leggi sull'immigrazione. E allora la domanda da porsi è questa: se siamo di fronte non a rifugiati o profughi, ma a stranieri che sono entrati nel nostro Paese violando le nostre leggi, come dobbiamo comportarci? Far finta di nulla? Accoglierli dovunque e comunque vita natural durante? Aldilà di ogni considerazione di tipo filosofico o religioso, sono queste oggi le risposte che, concretamente, tutti siamo chiamati a dare. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino