Il bluff delle privatizzazioni: tutti i governi si impegnano a vendere quote di società pubbliche, poi non lo fanno

Il bluff delle privatizzazioni: tutti i governi si impegnano a vendere quote di società pubbliche, poi non lo fanno
Caro direttore, a volte ho l'impressione che troppe volte i governi ci prendano un po' in giro, in maniera più o meno pesante e indipendentemente dal loro colore...

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Caro direttore,
a volte ho l'impressione che troppe volte i governi ci prendano un po' in giro, in maniera più o meno pesante e indipendentemente dal loro colore politico. Caso di questi giorni è il tema delle privatizzazioni. Il governo Lega/5S aveva mandato Tria a Bruxelles per impegnarsi ad abbassare ilo deficit dal 2,4 al 2,1%. Come? Un po' grazie al minor onere per interessi grazie allo spread meno alto del previsto, quota 100 e reddito di cittadinanza meno onerosi, la solita lotta all'evasione e, infine, 15 miliardi circa da privatizzazioni. Siamo a quasi solo tre mesi alla fine dell'anno e di privatizzazioni non si è visto nulla. Il nuovo governo non può far altro che prendere la saggia decisione di abbassare l'obiettivo a 5 o 6 miliardi. Il problema è come. Visto che, evidentemente, si prevede di non riuscire a vendere nulla, si ricorre alla Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), controllata al 83% dallo Stato. Così si cedono dei beni e si coprono buchi di bilancio, ma obbligando la Cdp a rilevarli. Tanto, i vertici della stessa sono nominati dai governi, e non possono dire di no.

Aldo Mariconda
Venezia


Caro lettore,

non diversamente dai governi che l'hanno preceduto, anche il Conte Bis metterà in conto un po' di privatizzazioni. È una storia che si ripete: ogni anno, più o meno tra ottobre e novembre, quando viene presentata la manovra di bilancio da portare poi a Bruxelles, il governo italiano, sempre alla spasmodica ricerca di soldi, si impegna a fare molte privatizzazioni e mette in conto di incassare 5, 10, 15 miliardi dalla cessione di beni pubblici. Peccato che alle parole raramente seguano i fatti. Il ministro Pier Carlo Padoan, per esempio, annunciò un poderoso piano di vendita di quote di società pubbliche, ma poi, di fatto, si limitò a nazionalizzare Mps, cioè la banca della città dove è stato eletto: Siena. Il ministro Tria non è stato da meno: ha annunciato privatizzazioni per la bella cifra di 18 miliardi, ma alla resa dei conti ha raccolto pochi euro e, in compenso, ha avviato la ri-nazionalizzazione di Alitalia. Con il Conte bis le cose potrebbero andare persino peggio. Perché nel nuovo governo c'è una robusta corrente di pensiero statalista, presente sia in M5s che nel Pd e soprattutto in Leu, che potrebbe, se non prendere il sopravvento, certamente far sentire il proprio peso nelle scelte di politica economica. Non a caso dalle file della maggioranza è già emersa l'idea di riportare sotto il controllo pubblico le autostrade. E siamo solo all'inizio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino