Caso Lupi e gli interrogativi sull'uso delle intercettazioni

Caso Lupi e gli interrogativi sull'uso delle intercettazioni
Caro direttore, quello che abbiamo visto in Parlamento ed, in parte, anche nei media, a proposito del ministro Lupi, sembra soprattutto un fatto di carattere personale. Il...

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Caro direttore,

quello che abbiamo visto in Parlamento ed, in parte, anche nei media, a proposito del ministro Lupi, sembra soprattutto un fatto di carattere personale. Il ministro dimissionario si difende badando principalmente alla sua persona: "Esco a testa alta, non mi dimetto da padre e da marito...". E' certo che il ministro Lupi, come altri, sapeva o doveva sapere, quello che Ercole Incalza (suo amico dichiarato) ed i suoi accoliti stavano facendo. Altrimenti quali sono i compiti di un ministro e tanto più della politica in generale? Senza andare agli episodi del Rolex e del figlio Luca, rimane sullo sfondo la situazione disastrata degli appalti pubblici, dei costi triplicati rispetto alla media europea, delle cattedrali nel deserto, delle variazioni pilotate dei costi in corso d'opera. Di fronte a questo, "uscire a testa alta" significa dichiarare la propria impotenza, ammettere che vi è un altro potere a cui si deve ubbidire, rassegnarsi alle solite e tradizionali furberie del nostro Paese. Non indagato, innocente ed un po' martire, Maurizio Lupi potrà continuare indisturbato e più libero con altri incarichi nella classe al potere.


Luigi Floriani



Conegliano



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Caro lettore, so che più di qualcuno non sarà d'accordo, ma credo che Michele Lupi non abbia torto quando afferma di essere uscito dal governo a testa alta. È vero: restare al suo posto, per l'ex ministro era diventato inopportuno e imbarazzante. E da parte nostra lo abbiamo subito scritto. Nonostante Lupi non fosse in alcun modo indagato, ciò che è emerso dall'inchiesta di Firenze, il ruolo di Incalza, le regalie e i favori al figlio del ministro, hanno trasmesso all'opinione pubblica un'immagine poco edificante trasparente del ministero. Lupi, dopo un primo tentativo di resistere, ne ha preso atto e ha dato le dimissioni da ministro. Lo ha fatto con tempestività e senza calarsi nel ruolo della vittima sacrificale, ponendo anzi, nel suo intervento alla Camera, interrogativi seri e non ingiustificati sulle intercettazioni e sull'uso che se ne fa e se ne può fare. In situazioni simili, altri uomini politici e di governo non si sono comportati con la stessa dignità. Gliene va dato atto. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino