Grecia, la resa dei conti ci sarà e non sarà indolore. Per tutti

Grecia, la resa dei conti ci sarà e non sarà indolore. Per tutti
Caro direttore, i grandi festeggiamenti in Grecia, dopo la netta vittoria dei no al referendum, lasciano un certo smarrimento anche negli osservatori più ottimisti. Non sono...

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Caro direttore,

i grandi festeggiamenti in Grecia, dopo la netta vittoria dei no al referendum, lasciano un certo smarrimento anche negli osservatori più ottimisti. Non sono riuscito a capire, infatti, cosa ci sia da festeggiare in un Paese allo sbando finanziario da tempo e dove disoccupazione, povertà, debito pubblico e l’esposizione di banche e istituzioni verso creditori internazionali è alle stelle. Credo che solo con grandi sacrifici e aiuti concordati si potrà aprire qualche spiraglio; sicuramente non con brindisi e balli in piazza.


Vittorio De Marchi



Albignasego (Pd)



Caro lettore,


quello greco è un popolo non troppo rigoroso nel controllo della spesa, ma certamente assai orgoglioso. Il no al referendum è stata per molti una riaffermazione identitaria, una dimostrazione di fierezza contro un'Europa vissuta come usurpatrice e arrogante. Le scene di giubilo dell'altra notte si spiegano così. In realtà l'esito del referendum era abbastanza prevedibile. Del resto sarebbe stato come se in un palazzo dove, per una decina di anni, quasi nessuno ha pagato le spese di condominio, si fosse chiesto: preferite saldare i debiti o proviamo ad ottenere un bello sconto? La risposta della maggioranza dei condòmini sarebbe stata scontata. In Grecia, fatte le debite proporzioni, è accaduta più o meno la stessa cosa. Ora però, svanita l'euforia, in molti da Atene a Salonicco, si renderanno conto che da festeggiare non c'è proprio nulla. Il primo ad averlo capito è stato proprio il premier Tsipras che, infatti, come prima mossa, ha dovuto sacrificare il suo più stretto collaboratore, il dimissionario ministro dell'economia Yanis Varoufakis, nella speranza di facilitare la riapertura delle trattative con l'Europa. Ciò che accadrà ora non è facile da prevedere. I conti della Grecia sono da fallimento. Ma se il fallimento di un'impresa è abbastanza semplice da gestire, quello di un Paese, e di un Paese legato ad altri dalla stessa moneta, lo è molto meno. Un nuovo accordo tra il governo di Atene e l'Europa è dunque inevitabile. Ma il no al referendum non ha cancellato l'enorme debito della Grecia, ha solo spostato in là nel tempo le modalità e i contenuti della resa dei conti. Che comunque dovrà esserci. E non sarà indolore per il popolo greco. E neppure per il resto d'Europa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino