Non si denigra la scuola parlando di bullismo

Non si denigra la scuola parlando di bullismo
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Caro direttore,

ho letto l'intervento del lettore di Abano Terme ("Delinquenti in classe"), del quale condivido in gran parte le osservazioni. Trovo tuttavia che, anche nel mondo della scuola, sia ingiusto generalizzare e dipingere solamente un quadro a tinte fosche. Nelle nostre classi non ci sono soltanto bulli! Nella scuola in cui insegno, ad esempio, accanto a colleghi preparati e disponibili, lavoro con studenti educati e attenti alle mie spiegazioni, che si alzano in piedi quando entro in classe. Insegno da sette anni e non ho mai incontrato finora classi con gravi problemi di disciplina. Sono consapevole che esistono anche situazioni difficili ma trovo giusto dare spazio a questi esempi positivi, anche se normalmente non fanno notizia. Del resto, come recita il noto aforisma cinese, "fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce".




Prof. Gabriele Corazza

Liceo scientifico Enrico Fermi

Pieve di Cadore (Bl)



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Caro lettore,


generalizzare è sempre sbagliato e la sua testimonianza lo conferma. Certamente in molte realtà della scuola italiana l'esperienza formativa è di buono e ottimo livello e i rapporti tra studenti e insegnanti rispondono ai principi della buona educazione. Ma se siamo costretti a segnalare come esempi positivi anche comportamenti che dovrebbero rientrare nella normalità (per esempio alzarsi in piedi quando in classe entra il professore), forse significa che l'attenzione nei confronti di alcuni fenomeni e degenerazioni non è eccessiva nè esagerata. Purtroppo la scuola non può essere immune da un'evoluzione sociale che offre ai ragazzi molte più opportunità di crescita e di apprendimento di un tempo, ma nel contempo li vede più culturalmente e psicologicamente indifesi di fronte a modelli di comportamento negativi. Il bullismo non è un fenomeno figlio dei nostri tempi, in forme magari diverse, è sempre esistito. Ma oggi assai più di ieri, il suo impatto rischia di avere effetti devastanti sui ragazzi. La sola possibilità, per esempio, che certi "episodi" siano filmati con i telefonini e diffusi tra centinaia di coetanei è un'esperienza che per qualcuno può risultare non solo choccante, ma insostenibile. Parlarne e dare a questi fatti la giusta enfasi non è gettare discredito sulla scuola nè fare scandalismo. È solo un modo per richiamare tutti - genitori, figli, insegnanti - alla consapevolezza. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino