Le città non sono proprietà private

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Caro Direttore, 

vorrei rispondere anche io allo sgomento dott. Piazzi, di cui Lei ha pubblicato la lettera sui fatti di Napoli, approvandone il giudizio. Vorrei farvi notare che non si deve far passare per libertà d'espressione la libertà di ingiuriare, di offendere. Perfino il Papa, a proposito della terribile tragedia di Charlie Hebdo, ha voluto ammonire che se uno ti oltraggia tua madre, ti viene da dargli un pugno in faccia. Il disprezzo, l'insulto, la derisione generano odio e chi semina odio raccoglie violenza.


Il signor Piazzi, e anche Lei signor direttore, accogliereste volentieri a casa vostra chi vi avesse detto che fate schifo? E sareste poco democratici a cacciarlo via? Per di più, la venuta di Salvini a Napoli non era certo per aver cambiato parere su Napoli e sul Meridione e per scusarsi ma, come si capisce benissimo, per conquistarsi voti in un progetto politico di suo interesse personale. Una sporca vergognosa politica, come ha rilevato Emiliano e come ha giustamente sanzionato il sindaco De Magistris. Aggiungo che la difesa della sedicente malintesa libertà di parola ha molto contribuito a mutare oggi il linguaggio politico in turpiloquio e il dibattito tra avversari in scambio di ingiurie. 
Questa sì che è una strana democrazia. 

Flora Dura
Treviso

Cara lettrice, 
le posizioni di Salvini possono piacere o meno, ma la libertà di espressione non può essere condizionata né misurata sulla base delle nostre personali convinzioni. Lei, come le persone che hanno manifestato a Napoli, ha tutto il diritto di contestare il leader leghista e considerare becere e ingiuriose le sue posizioni politiche, ma Salvini ha comunque tutto il diritto di esprimerle in ogni angolo del Paese, esattamente come De Magistris o Emiliano o come qualsiasi altro esponente di partito o movimento.
E non dimenticherei che quelle idee e posizioni che lei, legittimamente, combatte e disprezza trovano il consenso di almeno il 10 per cento degli italiani: dovremmo negare anche a tutti costoro la cittadinanza politica? Lei mi chiede se accetterei in casa mia chi mi ha detto che faccio schifo. Le rispondo che ciascuno a casa propria decide ciò che vuole, ma una città, al contrario di un appartamento, non è proprietà di qualcuno. E nessuno può arrogarsi il diritto di decidere chi può parlare in una piazza o in un teatro di Napoli come di Roma o di Venezia.

La democrazia, come ci ha insegnato un grande filosofo come Norberto Bobbio, si fonda su alcune regole basilari e una delle più importanti è quella che individua nell'avversario politico non un nemico, ossia qualcuno da distruggere ed eliminare, ma un soggetto titolare dei nostri stessi diritti, che un giorno potrebbe prendere il nostro posto al governo di una città, di una regione o di un paese. E questo vale per De Magistris come per Salvini. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino