Un'inquietante ambiguità verso l'estremismo islamico

Un'inquietante ambiguità verso l'estremismo islamico
Egregio direttore, c’è da rimanere increduli e sgomenti dalla facilità con la quale l’Isis riesce a sedurre tanti...

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Egregio direttore,

c’è da rimanere increduli e sgomenti dalla facilità con la quale l’Isis riesce a sedurre tanti giovani musulmani, non solo arabi ma anche europei. Alla loro età si è sognatori, emulatori, certamente incapaci di ragionamenti ponderati, diventando così facili obiettivi della propaganda estremista islamica. Inconsciamente, questi ragazzi vorrebbero essere come questi fanatici perché viene offerta loro una prospettiva, certo terribile, ma che alla loro età stanno insistentemente cercando: una identità forte e autonoma. Esattamente ciò che accadeva a molti di noi con i Beatles e i Rolling Stones, ma il messaggio predatorio dell’Isis è tutt’altra cosa, è violento e senza futuro.

Silvano Lorenzon



Maserada sul Piave (Tv)



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Caro lettore,


purtroppo nel nostro recente passato non ci sono stati soli i Beatles e i Rolling stones o Joan Baez, ma anche le Brigate Rosse, Prima linea, i Nar e, in Germania, la banda Badeer Meinhoff. Se oggi è il fondamentalismo criminale islamico a sedurre tragicamente tanti giovani arabi ma anche europei, negli anni 70 fu la suggestione della lotta armata a catturare e distruggere le vite di tanti ragazzi. I contesti sono molto diversi e abissali le distanze culturali tra i due fenomeni. Ma un punto comune esiste: anche allora le derive estremiste e criminali vennero colpevolmente sottovalutate. Si tollerarono aree di perniciosa ambiguità e contiguità ( "nè con lo Stato nè con le Br") e la consapevolezza di aver di fronte non dei ragazzi o dei "compagni che sbagliano", ma un nemico da combattere e sconfiggere, tardò a diventare patrimonio collettivo. Anche oggi il fenomeno si ripete: nei confronti dell'estremismo islamico permangono aree di inquietante ambiguità se non di estraneità. Ma l'Isis non è un problema di ordine pubblico internazionale. E' un fenomeno che ci riguarda da vicino, che va contrastato e isolato ovunque. Senza margini di ambiguità non solo verso chi ha scelto la strada del terrorismo fondamentalista ma anche verso chi fiancheggia i tagliagole, gioisce sui social network alla notizia di un nuovo attentato, declina il proprio credo religioso secondo una logica di sopraffazione. Il sonno della ragione ha già generato troppi mostri. Evitiamo che faccia altre vittime. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino