Caro direttore le cronache giornalistiche riferiscono spesso di stranieri “non rifugiati” che, dopo aver scontato una pena in carcere, riprendono imperterriti le loro...
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le cronache giornalistiche riferiscono spesso di stranieri “non rifugiati” che, dopo aver scontato una pena in carcere, riprendono imperterriti le loro attività criminose, in special modo lo spaccio di stupefacenti. Che l'Italia delle anime belle, nei fatti, non abbia la minima intenzione di rimpatriare nessuno l'abbiamo capito da tempo, da ultimo anche l'Austria.
Ma possibile che non si pensi di rimandare a casa loro almeno, quei “non rifugiati” che palesemente dimostrano di restare nel nostro Paese al solo scopo di delinquere? Non solo per alleggerire un po' l'impegno delle forze dell'ordine, ma anche per non continuare a trasmettere nel mondo il messaggio che l'Italia è il Bengodi di ladri, spacciatori, rapinatori, scippatori.
Umberto Baldo
Abano Terme (Pd)
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Caro lettore,
per sapere chi ha diritto ad essere accolto in Italia e chi invece questo diritto non ce l'ha, occorrerebbe avere strutture che consentano in tempi rapidi e certi di identificare le persone che arrivano in Italia, conoscere la loro provenienza e la loro storia. Purtroppo non siamo organizzati per fare tutto ciò. E quindi non sappiamo se uomini e donne che entrano in Italia hanno davvero lo status di profughi, se cioè sono persone fuggite dal loro Paese a causa di guerre o perchè perseguitate o perchè oggetto di discriminazioni.
Ragionevolmente dobbiamo ritenere che molti di coloro che arrivano in Italia dal mare o entrano dalle frontiere a Est non sono veri profughi ma immigrati per ragioni economiche, cioè stranieri che vengono in Europa clandestinamente alla ricerca di migliori condizioni di vita, e in qualche caso, anche per delinquere. Il risultato di questa situazione e dell'impossibilità di stabilire chi ha diritto e chi no all'accoglienza, è quello che abbiamo sotto gli occhi: chiunque arriva, alla fine, resta.
Ma è una situazione che diventerà giorno dopo giorno sempre più difficile da gestire. Soprattutto se alcuni Paesi chiuderanno le frontiere. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino