Destra e sinistra: termini inadeguati per la politica

Destra e sinistra: termini inadeguati per la politica
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Caro direttore,

si discute da sempre su cos’è di Destra e cos’è di Sinistra. Il Governo attuale viene accusato di essere di centro-destra perché attua provvedimenti proposti dal centro-destra come se una riforma prendesse i connotati di chi la fa e non dagli effetti che produce. Le riforme che istituirono gli assegni famigliari e realizzarono le bonifiche pontine sono di destra o di sinistra? Le leggi Fornero e sulle baby pensioni? Le proposte del presidente dell’Inps sulle pensioni d’oro?


Leonardo Agosti



Cadoneghe



Caro lettore,


si dice spesso che solo la sinistra può fare vere riforme di destra. E questo, aldilà delle battute, è abbastanza vero, perchè la sinistra in Italia ha una capacità di pressione e di mobilitazione delle piazze che alla destra e al centrodestra mancano quasi completamente. Non a caso la riforma dell'articolo 18, autentico totem di certa sinistra italiana, è riuscita a Renzi ma non a Berlusconi. In realtà destra e sinistra sono termini ormai largamente inadeguati a fotografare gli schieramenti politici e soprattutto i contenuti delle loro proposte. In realtà, oggi, a tracciare il confine tra i diversi schieramenti politici più che concetti o parole d'ordine tratte da un vocabolario politico ottocentesco, sono altri fattori. Sul piano economico-sociale a far la differenza è sempre più la disponibilità al cambiamento contrapposta alla difesa dell'esistente e alla tutela di interessi di categoria o di casta. Da questo punto di vista alcune posizioni di organizzazioni o di settori della cosiddetta "sinistra" sono certamente più conservatrici di quelle sostenute dallo schieramento opposto. Ciò non deve sorprendere, perchè in questi anni sono profondamente mutate la composizione e la dinamica dei corpi sociali e la sinistra ha perso l'esclusiva della rappresentanza dei ceti deboli e marginali. Il suo elettorato è, al contrario, rappresentato prevalentemente da settori del lavoro garantito e da ceti intellettuali, che sono però sempre più minoritari dentro la società o comunque non più in grado di rappresentarne gli interessi generali. Un processo di trasformazione, direi di mutazione quasi genetica, a cui Renzi, piaccia o non piaccia, ha provato a dare delle risposte, mentre non è riuscita a fare altrettanto la vecchia guardia del primo partito della sinistra italiana. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino