La pace fiscale è molto simile a un condono Ma chi ha votato lo sapeva benissimo

La pace fiscale è molto simile a un condono Ma chi ha votato lo sapeva benissimo
Egregio direttore,  assistendo nelle ultime settimane a questo spettacolo di dichiarazioni roboanti e senza un reale...

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Egregio direttore, 

assistendo nelle ultime settimane a questo spettacolo di dichiarazioni roboanti e senza un reale contenuto mi viene in mente quello che diceva un candidato alle elezioni presidenziali negli anni 50 in America: Argomenti deboli, gridare forte. Frase che si adatta perfettamente all'azione di questo Governo perché c'è una differenza sostanziale tra come le cose vengono decise e come invece vengono raccontate. Faccio l'esempio del condono fiscale, perché di questo si tratta nonostante la cautela che viene usata per definire la cosa in modo corretto. Se sembra un'anatra, nuota come un'anatra e starnazza come un'anatra, allora probabilmente è un'anatra. Perché questi signori si affannano ad usare l'espressione falsificante di pace fiscale? La pace c'è quando c'è una guerra fra due entità che si sono combattute, non quando c'è qualcuno che non paga le tasse e qualcuno, lo Stato, che cerca di fargliele pagare. Invece di giustificarsi dietro al fatto che ci sono persone in oggettiva difficoltà, si dovrebbe dire che per motivi di bilancio è necessario un condono, chiamandolo con il suo vero nome. Dire pace fiscale significa esprimere la propria cattiva coscienza. Questa è una vera e propria truffa delle etichette.
Renzo Bulbarella
Torreglia (Pd)

Caro lettore, 

la politica di ogni colore è da sempre abituata a giocare con le parole e a fare i conti con la cattiva coscienza, propria e degli avversari. La cosiddetta pace fiscale è stata un'efficace intuizione di marketing elettorale e faceva parte integrante del programma della Lega. Ma chi ha votato il partito di Salvini perché condivideva o era interessato a questa proposta, sapeva benissimo cosa faceva ed era del tutto consapevole che dietro quello slogan non si nascondeva una nuova stagione di rapporti tra il cittadino e l'erario, ma qualcosa che, se non era un vero e proprio condono, gli assomigliava molto da vicino. Del resto Di Maio e il Movimento 5Stelle hanno fatto molta fatica ad accettare che questo provvedimento entrasse nella manovra finanziaria del governo Conte proprio perché, essendo di fatto un condono, lo consideravano assai indigesto per il loro elettorato. Ma alla fine hanno dovuto capitolare.
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Il Gazzettino