"Strade killer"? Un'esagerazione che serve a interventi pro-sicurezza

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Caro direttore, la sensazione di fastidio diventa motivo di disturbo nella lettura di certi articoli dove vengono utilizzati aggettivi impropri. Killer ha un suo significato ben...

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Caro direttore,

la sensazione di fastidio diventa motivo di disturbo nella lettura di certi articoli dove vengono utilizzati aggettivi impropri. Killer ha un suo significato ben preciso. Un albero, una curva, una strada non possono essere definiti killer. Non si muovono improvvisamente, sono immobili e dev’essere il guidatore a tenere la velocità adeguata al tipo di strada che sta percorrendo e alle condizioni meteorologiche del momento. Non ho mai visto un albero attraversare la strada...




Lettera firmata

San Donà di Piave (Ve)





Cara lettrice, dal punto di vista etimologico, ossia del significato delle parole, lei ha perfettamente ragione: i giornali e i giornalisti, in un eccesso di sintesi, abusano di frasi a effetto e attribuiscono a oggetti e cose responsabilità che invece sono quasi sempre degli uomini. Classici del genere sono la "strada killer" o la "montagna assassina", utilizzati per titolare articoli su gravi incidenti accaduti ad automobilisti o alpinisti.



Tuttavia credo che in più di un caso anche queste aggettivazioni, apparentemente improprie dal punto di vista linguistico, siano in realtà giustificate e abbiano anche una loro concreta utilità. A metà anni 90, per esempio, il Gazzettino avviò una campagna proprio sulle "strade killer" del Nordest individuando vie di comunicazione dove, a causa dell'assenza di infrastrutture appropriate o per la scarsa manutenzione, si verificavano spesso incidenti, quasi sempre mortali. In molti casi la nostra denuncia costrinse le autorità a intervenire per riattivare semafori spenti da anni o modificare incroci e viabilità.



Anche in tempi recenti la nostra denuncia della particolare pericolosità di alcune "strade killer" di provincia (poco illuminate, dissestate o anche solo poco controllate), ha portato a interventi che ne hanno aumentato notevolmente il grado di sicurezza. Certo: non possono essere una curva o un semaforo guasto a provocare di loro iniziativa morti e incidenti. All'origine c'è quasi sempre l'errore dell'uomo: la disattenzione, l'alta velocità, l'eccesso di alcol o l'abuso di sostanze stupefacenti. Ma alcuni errori diventano fatali anche a causa dell'assenza di infrastrutture adeguate. Ed è compito dei giornali denunciarlo con la necessaria energia. Se serve, anche stressando un po' la lingua italiana, e parlando di strade, di curve o di incroci "killer". Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino