Giusta l'assistenza agli immigrati ma senza dimenticare gli italiani

Giusta l'assistenza agli immigrati ma senza dimenticare gli italiani
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Caro direttore,

ho 78 anni e avuto necessità, recentemente, di effettuare esami clinici per i quali ho versato 46,15 euro di ticket. Andando in farmacia per scaricare le analisi, mi è stato detto dalla farmacista che c'era un surplus di ticket, motivato da un approfondimento di analisi. Recandomi dunque al Cup di Borgo Cavalli a Treviso per saldare il debito, ho constatato con stupore che l'esame non mi sarebbe stato consegnato se non dopo il pagamento degli ulteriori 11,50 euro.




Mi sono scandalizzata: innanzitutto perchè nei fogli in mio possesso non c'era alcun accenno all'esame da ritirare, né al residuo di ticket da pagare; secondariamente, ho dovuto constatare che questo Stato non mi può fare un credito di 11,50 euro per 15 giorni.



Non le chiedo di prendere le mie parti, ma di confermarmi, se può, ciò che temo, ovvero che la sanità viene erogata con ben altra sollecitudine a extracomunitari che non versano i contributi. Anche ammettendo che sia giusto che possano accedere ai servizi sanitari come dovrebbe avvenire in tutti i Paesi civili, noi non abbiamo forse gli stessi diritti? Questa lettera poteva essere evitata se a Borgo Cavalli ci fosse un ufficio al servizio del pubblico con il quale confrontarsi su un tema tanto delicato, ma i responsabili sono tutti "emigrati" in un'altra parte della città, forse per essere lasciati in pace, senza l'obbligo di dare spiegazioni.



Caterina Chiarel

Treviso





Cara lettrice,


non prendo le sue parti ma quelle di tutti i cittadini-contribuenti che, a ragione, alle strutture pubbliche, e in particolare a quelle sanitarie, chiedono non solo efficienza ma anche trasparenza, cioè chiarezza e puntualità nel fornire spiegazioni, a maggior ragione laddove è richiesto il pagamento di un ticket. Non so se a profughi ed extracomunitari i servizi sanitari vengano erogati con maggiore o minore sollecitudine. Credo che il problema sia un altro: il principio di solidarietà verso poveri e immigrati è doveroso se giustificato da reali condizioni di indigenza. Ma va anche associato a un rispetto rigoroso dei diritti dei cittadini italiani. I quali non devono sentirsi lasciati soli dalle strutture pubbliche o ignorati e neppure devono essere vessati da una burocrazia sorda e incomprensibile. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino