Una classe politica confusa nella tattica e negli obiettivi

Una classe politica confusa nella tattica e negli obiettivi
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Egregio direttore,


ognuno in politica, come nella vita, ci mette del proprio: secondo il suo carattere, la sua cultura, il suo intuito, le circostanze date o create. Lo hanno fatto di recente Berlusconi, Monti, Letta ed ora Renzi per restare solo ai recenti Presidenti del Consiglio. Credo che la politica, oggi troppo stressata, debba guadagnare un po’ di calma, anche spersonalizzando l’analisi dei problemi. Ecco, per esempio, alcune cose che potrebbero essere riviste in questa chiave.

La prima: quella secondo cui si oscilla necessariamente tra la “palude” e l’incessante movimentismo. Non mi pare sia così: ci sono delle circostanze in cui è necessario politicamente correre (e sono certo le più frequenti) ed altre in cui è necessario rallentare o addirittura fermarsi un poco.

La seconda: quella secondo cui è giusto far coincidere il ruolo di Capo del governo con quello di segretario di un Partito, anche se, ovviamente, il più rappresentativo. Ad evitare ogni “conflitto d’interessi”, i due ruoli andrebbero invece tenuti distinti. La terza: quella di tener in poco conto le affermazioni ufficiali fatte. Nasconde spesso un valore approssimativo assegnato alla parola propria e degli altri.

La quarta: non considerare necessario un equilibrio, nell’agenda politica, tra i problemi pratici ed immediati e quelli più legati alla “visione” politica. La classe politica, specie ai più alti livelli, è a tutti gli effetti classe dirigente.



Renato Omacini

Lido di Venezia



Caro lettore,


spero che qualche politico o aspirante tale prenda buona nota dei suo consigli. Le dirò però che, forse per mia disattenzione, non vedo intorno a noi una classe politica particolarmente stressata o agitata. Magari lo fosse. A parte qualche esponente di partito o di governo in costante fibrillazione per la propria sopravvivenza nelle stanze dei bottoni, a me sembra di osservare piuttosto una classe politica confusa e incerta, tanto nella tattica quanto negli obiettivi da perseguire. Per dirla con la canzone di un celebre cantautore: “Non sa dove andare, comunque ci va”. Se Renzi oggi la fa da padrone è proprio perchè, a differenza di quasi tutti gli altri suoi colleghi (l'unica, vera altra eccezione è probabilmente Matteo Salvini) una direttrice di marcia, giusta o sbagliata che sia, il premier l'ha individuata e cerca di seguirla con determinazione. Gli altri, come dice lei giustamente, oscillano tra la “palude” e il movimentismo fine a se stesso. Ma se ciò accade non è per un eccesso di adrenalina, ma per l'estrema vaghezza del loro disegno politico. Quanto al fatto che , secondo lei, non è opportuno far coincidere il ruolo di premier con quello di capo del partito di maggioranza, mi permetta di dissentire: non parlerei di conflitto d'interessi ma, all'opposto, di naturale e opportuna convergenza di interessi. Chi da capo di un partito ha vinto le elezioni e giusto che si metta in gioco in prima persona e che da capo di governo controlli anche il proprio partito. È un doppio ruolo che gioca a favore della stabilità del governo e della sopravvivenza stessa del premier. Come ben sa Enrico letta. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino