Caro direttore, un quartiere in rivolta contro i carabinieri che avrebbero sparato a un giovane che non si è fermato...
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un quartiere in rivolta contro i carabinieri che avrebbero sparato a un giovane che non si è fermato all'alt, colpendolo e uccidendolo. Quella del quartiere napoletano è una manifestazione comprensibile ma non giustificabile. Mi piacerebbe vedere lo stesso fervore manifestando quando a colpire i cittadini o le forze dell'ordine è la camorra.
Anna D'Alberto
Sona (Vr)
Cara lettrice,
se le forze d'ordine intimano l'alt bisogna fermarsi: su questo non si discute. Ma non farlo non può trasformarsi in una condanna a morte. Attendiamo di capire l'esatta ricostruzione di ciò che è accaduto a Napoli, ma da quanto già emerso appare abbastanza evidente che c'è stata una clamorosa sproporzione tra il fatto in sé (il mancato rispetto dell'alt) e la reazione da parte del carabiniere che ha esploso il colpo di pistola che ha provocato la morte del giovane Davide Bifolco.
La disperazione e l'ira della famiglia del ragazzo sono comprensibili, vanno rispettate e occorre dare una risposta su ciò che è accaduto e sulle eventuali responsabilità. Non ci può essere invece alcuna indulgenza né comprensione nei confronti delle manifestazioni di piazza e negli slogan contro lo Stato e le forze dell'ordine.
A Napoli la violenza e la morte sono pane quotidiano, ma non ricordiamo cortei spontanei né quartieri in piazza per urlare la propria rabbia contro la camorra e le sue stragi, gli omicidi e i feroci regolamenti di conti tra clan rivali. Dov’erano, quando si consumavano questi delitti, quei cittadini così pronti a scendere per strada e scagliarsi contro carabinieri e polizia? L'indignazione a senso unico non è tollerabile. Soprattutto quando in gioco c'è la vita delle persone. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino