Province, evitiamo battaglie di retroguardia sull'abolizione

Province, evitiamo battaglie di retroguardia sull'abolizione
Caro direttore, grazie al verbo camuffato “riordinare” sono state eliminate le province. Per natura sono per tagliare gli enti inutili, però a due mesi dalla...

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Caro direttore,

grazie al verbo camuffato “riordinare” sono state eliminate le province. Per natura sono per tagliare gli enti inutili, però a due mesi dalla scomparsa dei Consigli gli effetti devastanti si vedono. È stato dimostrato quanto poco incidevano le province sui costi dello Stato, ma si è preferito sacrificare l’anello debole. Come Consiglio provinciale avevamo chiesto di proseguire, come la giunta, fino a fine dicembre a stipendio zero per terminare una serie di percorsi sull’emergenza lavoro. Ma non ci è stato concesso anche se l’ente ha i conti in ordine.




Oggi a Venezia c’è il rischio di chiusura dell’Apt con la perdita di 70 posti. Ebbene, la commissione che ho presieduto potrebbe avere un ruolo importante per cercare una soluzione: sono state numerose le vertenze che abbiamo seguito, e gli stessi sindacati in più occasioni si sono complimentati per il lavoro svolto. Ma ormai era scritto: bisognava eliminare le provincie.



Roberto Dal Cin

(ex presidente Commissione lavoro della Provincia di Venezia)





Caro lettore,

lei ha ragione quando afferma che la provincia di Venezia ha i conti in ordine e che, soprattutto in alcuni settori, ha fatto un buon lavoro. E a Nordest non è l'unica. Ma il principio che sta alla base della riforma delle province non è quello di salvare le più efficienti e cancellare quelle peggio gestite. Bensì rimodellare la presenza degli enti locali passando da tre livelli elettivi a due. Un passaggio necessario per un Paese come il nostro su cui grava il peso di una macchina pubblica eccessivamente ridondante e costosa. Da questo punto di vista la provincia non era l'anello più debole ma, rispetto a comuni e regioni, quello ritenuto strategicamente meno importante.



Lei parla di effetti devastanti derivati dall'abolizione delle province. Mi permetta: a me sembra un'affermazione un po’ esagerata. In ogni caso: qualsiasi taglio ha effetti traumatici, piccoli o grandi. Ma talvolta è necessario per salvare il malato. Credo che, a questo punto, occorra però avere la capacità di guardare la questione con un'ottica diversa.



La vera sfida, adesso, non è di erigere linee del Piave per salvare il salvabile o prolungare l'agonia di enti ormai "condannati". Quanto piuttosto quella di trasferire in altri ambiti le buone pratiche amministrative e le positive esperienze di governo che sono maturate dentro alcune province. Le altre sono solo battaglie di retroguardia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino