Non illudiamoci: non sarebbe bastato "un patto della dacia" a porre fine alla guerra in Ucraina

Non illudiamoci: non sarebbe bastato "un patto della dacia" a porre fine alla guerra in Ucraina
Egregio direttore, in un suo recente intervento il neo direttore dell'Unità, Piero Sansonetti, sosteneva che potendo sfruttare le indiscusse doti diplomatiche, oltre...

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Egregio direttore,
in un suo recente intervento il neo direttore dell'Unità, Piero Sansonetti, sosteneva che potendo sfruttare le indiscusse doti diplomatiche, oltre alla sua decennale amicizia di Berlusconi con il presidente russo Putin, potevano esserci buone probabilità di poter fermare l'orrenda mattanza ucraina e forse anche bloccare l'invasione. Questa opportunità non ebbe luogo per chiari motivi politici. Direi che è molto chiaro che se a Berlusconi fosse riuscita questa impresa, sarebbe stata una sconfitta per tutti i suoi detrattori e quindi una situazione inaccettabile per i suoi avversari politici. Sansonetti ha sempre sostenuto le indiscusse qualità politiche di Berlusconi, ovviamente separandole dalle altre scelte di vita personali.


Ugo Doci
Mestre

Caro lettore,


le buone relazioni personali sono da sempre armi importanti in politica estera e in più di un caso hanno contribuito alla conclusione di accordi, altrimenti assai difficili. Tuttavia la diplomazia delle "amicizie" e dei "tarallucci e vino" (o vodka in questo caso) ha limiti evidenti e non va sopravvalutata. Certamente Berlusconi aveva non comuni capacità persuasive e la sua particolare visione "relazionale" della politica estera si rivelò efficace in alcuni passaggi importanti, valgano per tutti gli accordi di Pratica di Mare del 2002, quando il Cavaliere era a capo del governo. Ma dubito che il leader di Forza Italia avrebbe potuto dare un contributo, più o meno decisivo, alla conclusione la guerra tra Russia e Ucraina. E non per colpa dei suoi avversari o perché il suo rapporto d'amicizia con Putin fosse venuto meno. Ma perché non c'erano le condizioni politiche per un'azione efficace di questo tipo e perché l'influenza geo politica che Berlusconi poteva esercitare, anche sull'amico Putin, era ben diversa da quella di un tempo. Il primo a esserne consapevole era proprio il presidente della Federazione russa, cinico e spietato anche nei rapporti personali come lo sono tutti i despoti, che infatti non ha agevolato in alcun modo i tentativi diplomatici dell'amico Silvio. Putin del resto con l'invasione dell'Ucraina si è infilato in un tunnel da cui, a questo punto, o esce vincitore o resta definitivamente intrappolato. Non ha alternative. L'unica fine della guerra che il leader russo può concepire è un accordo che sancisca, come minimo, il suo primato su alcuni dei territori ucraini occupati. Ipotesi ovviamente inaccettabile per Kiev. Ma ogni altra soluzione apparirebbe come una sconfitta di Putin e segnerebbe la fine della sua leadership interna e internazionale. Una partita dunque assai complessa, che ben difficilmente avrebbe potuto essere risolta con un "patto nella dacia" tra due vecchi amici. Entrambi, peraltro, con armi negoziali assai spuntate. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino