Lago di Sorapiss, il numero chiuso è sbagliato ma la montagna merita rispetto e va difesa

Lago di Sorapiss, il numero chiuso è sbagliato ma la montagna merita rispetto e va difesa
Egregio direttore, sto seguendo gli articoli che il Gazzettino ha voluto dedicare alla zona dolomitica del lago Sorapiss, invasa ogni estate da migliaia di turisti, molto dei...

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Egregio direttore,
sto seguendo gli articoli che il Gazzettino ha voluto dedicare alla zona dolomitica del lago Sorapiss, invasa ogni estate da migliaia di turisti, molto dei quali maleducati e privi di qualsiasi cultura della montagna. Voglio complimentarmi con voi per aver scelto di affrontare questo argomento e spero che continuerete a tenere alta l'attenzione, non solo sul Sorapis ma anche su altre zone delle nostre montagne aggredite da orde di escursionisti improvvisati e inconsapevoli. Non sono invece d'accordo con chi propone il numero chiuso per salvaguardare alcuni luoghi: la montagna non può essere chiusa o privatizzata. È per definizione il luogo della libertà.


Angelo Schiavon
Mestre


Caro lettore, sono d'accordo con lei: la montagna è di tutti ed è per tutti. Ma lo deve essere anche per chi verrà dopo di noi. Ambienti delicati come il lago del Sorapiss o altre zone delle Alpi non possono sopportare senza conseguenze un'impatto antropico come quello a cui stiamo assistendo da alcuni anni. Non si può impedire a nessuno di salire ai 1926 metri di altitudine del rifugio Vandelli, ammirare la maestosità del Sorapiss e gli straordinari colori del lago glaciale sorto alla base della sua parete. Ma si deve impedire che si considerino e si trattino come parchi giochi luoghi montani dall'equilibrio ecologico molto fragile. Si deve impedire che chi decide di fare una gita in montagna consideri normale non riportare a valle i propri rifiuti o schiamazzare come fosse allo stadio. Se un numero maggiore di persone si avvicina alla montagna, la frequente e la vive, questo è un fatto positivo. Ma il rapporto tra uomo e montagna, ad ogni livello, deve nutrirsi innanzitutto di rispetto. E quando il rispetto non è la naturale conseguenza di un'educazione o di una cultura, allora va imposto con regole e rigorosi controlli. Proprio per consentire che, anche in futuro, ambienti e luoghi unici e preziosi che devono restare patrimonio di tutti, possano continuare ad esserlo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino