Egregio direttore, sto seguendo gli articoli che il Gazzettino ha voluto dedicare alla zona dolomitica del lago Sorapiss, invasa ogni estate da migliaia di turisti, molto dei...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
sto seguendo gli articoli che il Gazzettino ha voluto dedicare alla zona dolomitica del lago Sorapiss, invasa ogni estate da migliaia di turisti, molto dei quali maleducati e privi di qualsiasi cultura della montagna. Voglio complimentarmi con voi per aver scelto di affrontare questo argomento e spero che continuerete a tenere alta l'attenzione, non solo sul Sorapis ma anche su altre zone delle nostre montagne aggredite da orde di escursionisti improvvisati e inconsapevoli. Non sono invece d'accordo con chi propone il numero chiuso per salvaguardare alcuni luoghi: la montagna non può essere chiusa o privatizzata. È per definizione il luogo della libertà.
Angelo Schiavon
Mestre
Caro lettore, sono d'accordo con lei: la montagna è di tutti ed è per tutti. Ma lo deve essere anche per chi verrà dopo di noi. Ambienti delicati come il lago del Sorapiss o altre zone delle Alpi non possono sopportare senza conseguenze un'impatto antropico come quello a cui stiamo assistendo da alcuni anni. Non si può impedire a nessuno di salire ai 1926 metri di altitudine del rifugio Vandelli, ammirare la maestosità del Sorapiss e gli straordinari colori del lago glaciale sorto alla base della sua parete. Ma si deve impedire che si considerino e si trattino come parchi giochi luoghi montani dall'equilibrio ecologico molto fragile. Si deve impedire che chi decide di fare una gita in montagna consideri normale non riportare a valle i propri rifiuti o schiamazzare come fosse allo stadio. Se un numero maggiore di persone si avvicina alla montagna, la frequente e la vive, questo è un fatto positivo. Ma il rapporto tra uomo e montagna, ad ogni livello, deve nutrirsi innanzitutto di rispetto. E quando il rispetto non è la naturale conseguenza di un'educazione o di una cultura, allora va imposto con regole e rigorosi controlli. Proprio per consentire che, anche in futuro, ambienti e luoghi unici e preziosi che devono restare patrimonio di tutti, possano continuare ad esserlo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino