Caro direttore, la recente condanna del tabaccaio Birolo ha rinnovato e rinfocolato la rabbia di mio fratello, che qualche anno...
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la recente condanna del tabaccaio Birolo ha rinnovato e rinfocolato la rabbia di mio fratello, che qualche anno fa perse la moglie, investita da un delinquente ubriaco: la vita del delinquente legittimamente ucciso dal Birolo è stata valutata 325mila euro; la vita di una onesta giovane madre di tre figli, 125mila.
"Il problema, ha detto il sindaco Bitonci, non è il giudice che emette la sentenza, ma la legge." La quale, in astratto, sarà anche "uguale per tutti", come ammonisce la scritta nelle aule giudiziarie, ma non nella sua interpretazione. Questa può essere "giusta" ma insensata e aberrante come nel caso Birolo; ma anche ingiusta se messa a confronto con il caso di mio fratello. E come ci ricorda l'antico adagio: "Summum ius summa iniuria", estrema giustizia estrema ingiustizia.
Domenico Ceoldo
Vigonza (Pd)
Caro lettore,
credo che tutti comprendano lo stato d'animo di chi ha vissuto un'esperienza come quella di suo fratello. E se è vero che ogni vicenda giudiziaria ha una sua storia e una propria dinamica, quanto sta accadendo ci conferma però che l'Italia è la patria del diritto, ma anche del rovescio. E tutto ciò ha conseguenze molto gravi sul già precario rapporto tra cittadini e Stato. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino