L'immigrazione non è solo un problema di solidarietà, cautela nell'attribuire patenti di coerenza cristiana

L'immigrazione non è solo un problema di solidarietà, cautela nell'attribuire patenti di coerenza cristiana
Egregio direttore, immagino che tra i lettori de Il Gazzettino ve ne siano molti che, ritenendosi cattolici, domenica prossima si recheranno a Messa. Sentiranno allora proclamare...

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Egregio direttore,
immagino che tra i lettori de Il Gazzettino ve ne siano molti che, ritenendosi cattolici, domenica prossima si recheranno a Messa. Sentiranno allora proclamare un brano del vangelo di Luca (Lc 4, 21-30) nel quale gli abitanti di Nazaret rimproverano a Gesù di non fare anche nel suo paese i miracoli fatti a Cafarnao. Gesù risponde loro ricordando il comportamento di due profeti. Elia, nel corso di una grave carestia che colpisce duramente non solo Israele ma tutto il territorio circostante, interviene a favore di una vedova di Sarepta, cioè di una straniera, non facendole mai mancare, miracolosamente, la farina e l'olio. Eliseo, durante una vasta epidemia di lebbra, malgrado vi fossero molti lebbrosi in Israele, guarisce soltanto uno straniero: Naaman il Siro. In due diverse situazioni di grande sofferenza i due profeti non dicono prima Israele, ma valutano oggettivamente l'entità della sofferenza e intervengono senza guardare alla nazionalità dei sofferenti. Molti elettori ed eletti che si autodefiniscono cristiani, potrebbero valutare il loro grado di coerenza con questa pagina evangelica.

Lucio Malfi

Caro lettore,

credo non solo ogni cristiano ma ogni uomo di buona volontà seguirebbe l'esempio di Elia e di Eliseo. E del resto la solidarietà senza se e senza ma, senza confini e senza distinzioni, non ha mai fatto difetto al popolo italiano. Anzi. Ma l'immigrazione non è semplicemente un problema di solidarietà né di accoglienza. È una questione anche e soprattutto politica. Non si tratta solo di aiutare o no chi soffre, ma di gestire flussi che coinvolgono centinaia di migliaia di persone e di misurare il loro impatto sulle nostre comunità. L'errore gravissimo è di non essersi preoccupati di questo. Di non aver impostato o almeno provato ad impostare una politica europea che desse risposte a un fenomeno epocale. Di aver lasciato solo alcuni Paesi, in primis il nostro, ad affrontare questi flussi. E di continuare a farlo. Voltandosi dall'altra parte, fingendo che i problemi non esistano o riguardino solo qualcun altro. La situazione odierna, con tutte le contraddizioni e le sue tensioni, è innanzitutto frutto del ignavia e dell'ipocrisia di tante nazioni europee. Anche per questo sarei cauto nel distribuire togliere patenti di coerenza cristiana. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino