Caro Direttore, ritengo molto severo, per non dire ingiusto, il suo giudizio sul nuovo governo PD-5Stelle. La sua risposta al signor G.F. riportata sul Gazzettino del...
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ritengo molto severo, per non dire ingiusto, il suo giudizio sul nuovo governo PD-5Stelle. La sua risposta al signor G.F. riportata sul Gazzettino del 16/10/19 lo conferma. Lei scrive: La caduta del governo giallo-verde ha offerto (al PD e 5Stelle) l'opportunità di mimetizzare le loro difficoltà facendo leva sull'anti salvinismo e sulla necessità di salvare il Paese da una deriva autoritaria. Tutti i critici del Pd dimenticano che Salvini non è pericoloso per i suoi sogni irrealizzabili di piccolo dittatore (Voglio tutto il potere...), ma perché porterebbe l'Italia al collasso economico. La sua teoria di abbassare al 20/25 per cento le tasse senza avere una copertura certa, la sua volontà di ignorare la crescita incontrollabile del debito pubblico e dello Spread, la sua opposizione alle leggi comunitarie della Ue e ai suoi massimi dirigenti, dovrebbero preoccupare tutti gli italiani. Infine sembra che tutti gli oppositori si siano dimenticati che in poco più di trenta giorni di governo non si può rimediare a decenni di malgoverno, di sprechi e di corruzioni. Forse in nuovo governo saprà realizzare poco o nulla, ma una cosa è certa: sarà sempre meno pericoloso di un governo salviniano.
Franco Vicentini
Caro lettore,
si può naturalmente essere convinti che qualsiasi governo sia meglio di un governo con Salvini. E può anche accadere che il Conte2 faccia meno danni del Conte1. Come si dice: lo scopriremo solo vivendo. Ma il tema della mia risposta era un altro. Penso che un governo - questo come ogni altro , soprattutto se non è sostenuto da un vasto consenso popolare, non può fondare la sua ragion d'essere solo sull'esistenza di un nemico. Certamente non può rimediare in poco tempo ad anni di errori e di sprechi, ma, altrettanto certamente, deve dimostrare di avere, oltre ad un avversario comune, anche un'anima. Deve cioè esprimere una visione del Paese e, coerentemente, indirizzare le risorse di cui dispone, poche o tante che siano, in questa direzione. La manovra economica definita in questi giorni appare, anche a giudizio di molti osservatori che simpatizzano per questo governo, l'esatto contrario: pallida e priva di coraggio. Una manovra che conferma l'assenza di un vero collante politico che tenga insieme, intorno ad alcune idee forti, questa maggioranza. E che fa emergere (questo in particolare volevo sottolinear nella mia risposta del 16 ottobre) i limiti di un governo nato da una (legittima) manovra di palazzo sommando i voti parlamentari di due forze politiche, M5s e Pd, fino a quel momento contrapposte ed entrambe percorse da forti tensioni interne. Essere al governo non ha evitato al Pd la scissione di Renzi, ma ha permesso sia democratici sia ai grillini di ricompattarsi e di non dover fare immediatamente i conti con i rispettivi problemi identitari, oltre che con il voto popolare. Ma la mancanza di una visione condivisa, le debolezze e travagli interni, si sono subito riflessi nell'azione di governo e, in particolare, nella faticosa elaborazione della manovra finanziaria. Dimostrando che l'aritmetica non può sostituirsi alla politica. E che una maggioranza di governo è tale e ha una prospettiva se è in grande di dare risposte efficaci alle paure e alle speranze di un Paese. Non, semplicemente, se ha un nemico comune. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino