L'omicidio di Giulia: quella che dobbiamo combattere è una battaglia di civiltà. Non una battaglia politica

Giulia Cecchettin
Egregio Direttore, la lettura ideologica e politica che in questi giorni si sente spesso fare del "caso Cecchettin"...

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Egregio Direttore,


la lettura ideologica e politica che in questi giorni si sente spesso fare del "caso Cecchettin" è profondamente sbagliata. Fatti come questo avvengono dalla notte dei tempi, ma attualmente "i tassi di violenza sulle donne più alti si riscontrano nei paesi considerati più civili, o addirittura in quelli più avanzati in materia di parità di genere", come ha scritto qualche giorno fa Luca Ricolfi proprio sul suo giornale. Evidentemente tirare in ballo il "patriarcato" è fuori luogo. Come mai succede allora? Guarda caso il fenomeno è più grave proprio in quei Paesi dove si è affermata la "cultura dei diritti": tutti hanno diritto a tutto, dalla culla alla tomba, come si sente dire a volte. In pratica quello che succede è questo: qualcuno si rifiuta di credere che da quel "tutto" possa mancare qualcosa, soprattutto se è qualcosa a cui non è disposto a rinunciare.


Alberto Bellio
Paese (Treviso)


Caro lettore,
credo che lei abbia ragione. Quella che dovremmo combattere è una battaglia di civiltà. Non una battaglia politica o di parte. Qualcuno lo ha capito. Qualcun altro, che forse si considera il depositario unico dei principi di civiltà, no.


Ps. Ringrazio i moltissimi lettori che hanno voluto scriverci sul caso di Giulia Cecchettin. Cerchiamo di pubblicarne il maggior numero possibile, anche riducendo lo spazio dedicato a queste risposte. Ma inevitabilmente qualche lettera, soprattutto le più lunghe, resterà esclusa. Confido nella vostra comprensione.

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Il Gazzettino