Egregio direttore, The Donald contro tutti. La decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele ha creato notevoli disagi nella diplomazia internazionale, per non...
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The Donald contro tutti. La decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele ha creato notevoli disagi nella diplomazia internazionale, per non parlare dei Palestinesi e del ricompattato mondo musulmano pronto ad una nuova guerra santa. Non so quanto interesse avessero i suoi elettori del Midwest americano al mantenimento di quella che Trump ha definito come promessa elettorale. Quello che pare certo è un futuro meno sicuro per tutti, cittadini americani in primis. L'albero buono, così come le giuste iniziative, si vedono dai frutti che, a giudicare da quanto sta succedendo, appaiono acidi e guasti già in partenza.
Vittorio De Marchi
Albignasego (Padova)
Caro lettore,
Gerusalemme è la capitale dello Stato d'Israele. Lo è storicamente e lo è concretamente visto che a Gerusalemme ha sede il governo, il parlamento, la Corte Suprema e anche la residenza del primo ministro. Quindi Trump non ha fatto nulla di rivoluzionario: ha riconosciuto una realtà di fatto. Il problema vero è un altro: che Gerusalemme è anche una città santa per l'Islam e quindi la mossa del presidente USA è destinata inevitabilmente a creare forti tensioni in quell'area. Ciò che infatti risulta incomprensibile è la scelta di dichiarare Gerusalemme capitale e insieme affermare che gli Stati Uniti sono sempre più impegnati nel processo di pace. Trump è giunto a sostenere che la sua discussa scelta favorirà un'intesa tra israeliani e arabi. Come questo possa succedere, anche alla luce delle reazioni alla decisioni di Trump, è davvero difficile capirlo. Ma forse il presidente USA ha qualche segreta carta nella manica. Dobbiamo sperarlo perché in caso contrario c'è da prevedere sul fronte mediorientale una nuova e duratura fase di scontri e conflitti. Da cui è difficile veder sbocciare un'intesa di pace. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino