Il Pd e l'astensione sugli aiuti militari all'Ucraina: i tre errori compiuti da Elly Schlein

Elly Schlein
Caro direttore, la signora Schlein ha indotto il suo partito (tranne poche onorevoli eccezioni) ad astenersi sugli aiuti all'Ucraina. Un voto vile e vergognoso: vile...

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Caro direttore,
la signora Schlein ha indotto il suo partito (tranne poche onorevoli eccezioni) ad astenersi sugli aiuti all'Ucraina. Un voto vile e vergognoso: vile perché non mostra neppure il coraggio di votare apertamente contro; vergognoso perché nega gli aiuti a quel popolo coraggioso in un momento difficilissimo della guerra di aggressione scatenata da Putin. Un voto che non si richiama ad alti valori, ma si giustifica solo per ragioni di bassa lega politica, il timore di essere scavalcati dal M5S. Ma non si rende conto la segretaria del Pd che chi è suggestionato dal populismo dell'avvocato Conte voterà lui e non i suoi modesti imitatori? Lei cosa ne pensa?


Vittorio Domenichelli


Caro lettore,


chi legge questa rubrica sa che sono a favore del sostegno militare all'Ucraina. Ma altre sono le ragioni per le quali ritengo che la scelta della segretaria del Pd di astenersi sul voto parlamentare, sia stato un grave errore politico. Penso che su alcuni temi decisivi e cruciali un segretario deve avere il coraggio di scegliere, anche a costo di pagare per questo un prezzo politico. Sul sostegno militare all'Ucraina Elly Schlein ha invece scelto di non scegliere. Questo peraltro non le ha evitato di dover sopportare una fronda interna, visto che alcuni esponenti del Pd si sono dissociati dalla sua linea e hanno votato a favore. Penso anche che di fronte a decisioni che investono il ruolo internazionale dell'Italia, chi aspira ad essere il capo dell'opposizione e a guidare il paese, non può e non deve piegarsi a logiche di piccolo cabotaggio politico, anteponendo gli interessi di partito a quelli della nazione. Sugli aiuti all'Ucraina è accaduto invece esattamente questo. Per non scoprirsi a sinistra e non offrire spazi di manovra a Giuseppe Conte e ai Cinquestelle, attestati su un deciso "no" a Kiev, Elly Schlein ha ripiegato su un voto di astensione. Una furba e ambigua neutralità: tecniche si sopravvivenza da prima Repubblica. Penso infine, che con questa mossa la segretaria del Pd abbia inviato al proprio interno e soprattutto all'esterno, un preoccupante (soprattutto per lei) segnale di insicurezza e di debolezza. È bastato il timore di essere contestata dai grillini per farla deragliare da quella che, finora, era apparsa una chiara scelta di campo nello scontro che oppone l'Ucraina e la Russia. Se Elly Schlein vuole affermarsi come una leader, la strada è un'altra. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino