La rabbia e la disperazione della sorella di Giulia: può aver urtato qualcuno, ma va ascoltata con rispetto e umanità

La rabbia e la disperazione della sorella di Giulia: può aver urtato qualcuno, ma va ascoltata con rispetto e umanità
Egregio direttore, dopo le dichiarazioni dell'assessore Valdegamberi in merito all'intervista della sorella di Giulia penso l'unico commento possibile sia che...

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Egregio direttore,
dopo le dichiarazioni dell'assessore Valdegamberi in merito all'intervista della sorella di Giulia penso l'unico commento possibile sia che l'intelligenza è come il coraggio di don Abbondio: chi non ce l'ha non se la può dare.


Maurizio Manaigo
Padova


Caro lettore,


mi sembra del tutto inopportuno fare polemiche su questa terribile vicenda. Elena Cecchettin è una giovanissima ragazza che un anno fa ha perso la mamma e a cui ora con una violenza inaudita è stata strappata la sorella, vittima dell'odio insensato e senza fine di un ex fidanzato morbosamente incapace di accettarne le scelte e le volontà. Elena si è trovata al centro di un frastuono mediatico incredibile, strattonata a destra e a manca da giornali e televisioni che cercavano di sapere e di capire cosa stesse accadendo. Che reclamavano una dichiarazione, un appello, un ricordo. Elena accettato questo ruolo: ha parlato, denunciato, implorato nella speranza di riuscire ancora a salvare la sorella, di farsi ascoltare da Filippo aggrappandosi alla flebile possibilità che Giulia ancora fosse viva. Poi quando il corpo senza vita di Giulia è stato trovato in fondo a quel canalone poco distante dal lago di Barcis, Elena ha urlato tutta la sua rabbia e la sua disperazione. Di ragazza, di donna, di sorella. Nel farlo ha urtato la sensibilità di qualcuno? Ha fatto affermazioni in cui non tutti si sono riconosciuti e anzi qualche maschio particolarmente fiero del suo ruolo, si è sentito colpito, offeso, ingiustamente colpevolizzato da alcune sue parole? È possibile e anche legittimo: essere accostati, solo in virtù della stessa appartenenza di genere, a un feroce assassino e a un femminicida non fa piacere. E bisogna evitare di correre il rischio di annegare nelle colpe collettive (la cultura patriarcale) le responsabilità individuali di Filippo che sono enormi, gravi e incancellabili. Ma di fronte alla sofferenza di questa ragazza era davvero necessario rovistare nei suoi profili social, alimentare sospetti, evocare persino l'intervento della magistratura? È mai possibile che qualcuno, che pure ha un ruolo pubblico, di fronte al proprio ego non sappia mai fermarsi, non accetti solo di ascoltare e non si sforzi di comprendere? Il titolo di un giornale o la comparsata in tv valgono sempre più di tutto? Un grande intellettuale francese, André Malraux diceva che «non si fa politica con l'etica, ma neanche senza». Vale anche per il concetto di umanità. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino