I fischi a Donnarumma ingenerosi: ma il tifoso quando va allo stadio retrocede a un altro stadio, quello dell'infanzia

I fischi a Donnarumma ingenerosi: ma il tifoso quando va allo stadio retrocede a un altro stadio, quello dell'infanzia
Caro direttore, alcune considerazioni a margine della partita Italia Spagna di mercoledì sera. Un commentatore alla fine dell'incontro ha parlato con enfasi di...

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Caro direttore,
alcune considerazioni a margine della partita Italia Spagna di mercoledì sera. Un commentatore alla fine dell'incontro ha parlato con enfasi di «pubblico fantastico». Io direi invece semplicemente vergognoso. Per aver sonoramente fischiato l'inno spagnolo: è un comportamento ignobile quello di svillaneggiare il simbolo di una Nazione che rappresenta l'anima del suo popolo. E per l'indegno trattamento riservato a Donnarumma che ha indubbiamente influito sulla sua concentrazione. Sentiva l'ostilità del pubblico, tanto che poco dopo il primo gol spagnolo commette un pasticcio non da lui e ci vuole Bonucci a salvarlo. Episodi questi che hanno contribuito ad acuire la mia amarezza per l'esito della partita.


Luciano Tempestini
Venezia


Caro lettore,


le suggerirei di non amareggiarsi troppo. Ma da un certo punto di vista la capisco: l'altra sera, a San Siro, di fantastico, a parte le prestazioni alcuni giocatori spagnoli come il giovanissimo Gavi, c'è stato ben poco. Ma forse, dopo i 37 risultati positivi consecutivi della Nazionale di Mancini, ci eravamo abituati troppo bene. Certamente non è stato fantastico il pubblico. I fischi all'inno nazionale della squadra avversaria sono una brutta abitudine, diffusa purtroppo non solo in Italia. Una pratica becera che andrebbe sanzionata dall'Uefa: per esempio proibendo che, negli stadi dove si fischia un inno, per un certo periodo la Nazionale giochi altre partite. I fischi a Donnarumma, ancorché prevedibili, sono stati invece puerili e ingenerosi. Ne conosciamo le ragioni: molti tifosi non hanno gradito che il portiere della Nazionale abbia lasciato il Milan per accasarsi al Psg in cambio di un mega contratto da 12 milioni lordi l'anno. Una scelta che ha certamente anteposto alle ragioni del cuore quelle del portafoglio e dell'ambizione di giocare in uno dei club top del calcio europeo. Ma Donnarumma è anche il portiere azzurro che ha parato il rigore decisivo nella notte europea di Londra. Che con i suoi interventi ha contribuito a portare a quella finale la nostra Nazionale. Eppure tutto questo non è bastato ad evitargli i fischi del suo ex stadio. A trascinarlo nella polvere del risentimento dagli stessi che lo avevano elevato agli altari dopo l'impresa londinese. Ma non dobbiamo sorprenderci: Donnarumma non sarà né il primo né l'ultimo a subire un trattamento del genere. Il tifo e lo stadio hanno la straordinaria capacità di trasformare le persone. Di dilatare oltre ogni misura lo spazio che separa la ragione delle passioni. Il premio Nobel Eugenio Montale ha scritto: «Dallo stadio calcistico il tifoso retrocede ad altro stadio: quello della sua stessa infanzia». Aveva ragione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino