Il divieto di pubblicare sondaggi elettorali è ormai una regola inutile e fuori dal tempo

Il divieto di pubblicare sondaggi elettorali è ormai una regola inutile e fuori dal tempo
Caro Direttore risulta incomprensibile il vigente divieto di pubblicazione dei sondaggi pre-elettorali nei 15 giorni che precedono il voto. Oserei dire inaccettabile, visto che in...

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Caro Direttore
risulta incomprensibile il vigente divieto di pubblicazione dei sondaggi pre-elettorali nei 15 giorni che precedono il voto. Oserei dire inaccettabile, visto che in quasi tutti i 28 Paesi membri della Ue non esiste alcuna proibizione alla diffusione delle rilevazioni delle intenzioni di voto. A me pare che questa normativa confermi l'atteggiamento, a voler essere buoni, paternalistico che la politica ha da sempre nei confronti di noi italiani. Evidentemente lor Signori pensano che i cittadini del Belpaese siano politicamente immaturi, dei minus habens che debbano quindi essere messi al riparo da dati che possano influenzare il loro voto. Dati che però sono ben noti ad una ristretta cerchia di candidati, capi di partito, addetti ai lavori. Sarebbe opportuno abrogare quanto prima questa anacronistica limitazione alla libertà di informazione.

Umberto Baldo

Caro lettore,

le campagne elettorali vivono di regole e consuetudini che non hanno più alcun senso di esistere. Il divieto di pubblicare i sondaggi è uno di questi. Che stime e previsioni sulle intenzioni di voto possano condizionare e alterare le scelte dei cittadini è tutto da dimostrare. Ma a parte questo, il divieto non impedisce che i sondaggi circolino su Internet, tutti ne parlano e nelle interviste ai leader politici se ne fa continuo riferimento. Che senso ha vietare che giornali e tv li pubblichino? E che dire degli orribili cartelloni metallici che in occasione delle elezioni vengono piazzati nelle piazze e nelle vie delle nostre città? Una volta venivano riempite con le foto dei candidati e gli slogan dei partiti. Oggi le campagne elettorali si fanno in modo diverso e i cartelloni rimangono in larghissima parte desolatamente vuoti. Ma nessuno si prende la briga di dire che non servono più a nulla e che andrebbero, se non aboliti, almeno drasticamente ridotti. Si risparmierebbero anche un po' di soldi. Infine l'ultima ipocrisia: il giorno di silenzio elettorale che precede il voto. Ormai in pochi lo rispettano. Sui social network circola di tutto fino all'ultimo secondo utile, i candidati mandano appelli e inviti al voto sui telefonini, i leader e i loro fedelissimi postano twitter. Aggirando un divieto di cui, del resto, si fa sempre più fatica a comprendere il senso e l'utilità. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino