Ma il Di Maio atlantista e scissionista è lo stesso Di Maio alleato dei "Gilet gialli" e nemico dei cambi di casacca?

Ma il Di Maio atlantista e scissionista è lo stesso Di Maio alleato dei "Gilet gialli" e nemico dei cambi di casacca?
Caro direttore, il dado è tratto: Di Maio ha detto addio ai 5stelle. Gran colpo di scena. A cui ne potrebbe però seguire un altro: Di Maio che diventa leader di uno...

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Caro direttore,
il dado è tratto: Di Maio ha detto addio ai 5stelle. Gran colpo di scena. A cui ne potrebbe però seguire un altro: Di Maio che diventa leader di uno schieramento centrista. Considerata i trascorsi e le origini di Di Maio, un triplo salto mortale avvitato.


Gianni Pagan
Padova

 

Caro lettore,
ascoltare il ministro Luigi Di Maio che, in un colpo solo, lasciando il Movimento 5Stelle, demolisce uno degli sciagurati mantra grillini (Non è vero che uno vale uno) e manda al macero le derive guevariste alla Di Battista in politica estera, definendosi europeista e atlantista, non può che far piacere. Tuttavia gli entusiasmi devono sempre fare i conti con la realtà. Presente e passata. Perchè il Di Maio che l'altra sera, annunciando la nascita del suo nuovo gruppo parlamentare, facevano sfoggio di tanto illuminato senso di responsabilità e di moderatismo, dicendo di voler «essere dalla parte giusta della storia», è lo stesso Di Maio che nel febbraio del 2019 (non un decennio fa) volava in Francia per stringere la mano e dare con enfasi tutto il proprio appoggio a Cristophe Chalecon, uno dei leader più battaglieri del movimento dei Gillet gialli di cui, disse l'allora vice premier, «condividiamo molto posizioni e valori».

Il Di Maio che l'altra sera annunciava l'addio ai 5stelle insieme a 60 altri parlamentari è lo stesso Di Maio che nel 2018 ma anche nel 2016 e 2015 tuonava contro i cambi di casacca in Parlamento, chiedendo con forza l'introduzione del vincolo di mandato, considerandolo «sacrosanto per chi vuole fare politica onestamente». Per chi non lo sapesse il vincolo di mandato è quell'istituto giuridico che impone al parlamentare le dimissioni se cambia partito o gruppo. In altre parole: se il vincolo fosse stato introdotto in Costituzione come Di Maio ha più volte richiesto in passato, l'altro sera il ministro degli Esteri avrebbe dovuto, insieme all'annuncio della nascita del suo nuovo gruppo Insieme per il futuro, annunciare anche le dimissioni da deputato proprie e dei suo compagni di strada. Non mi pare che ciò sia avvenuto. Ora, sia ben chiaro: attraversiamo un periodo di grandi mutamenti, i giri di valzer o i cambi di casacca hanno sempre animato la politica italiana. Quanto poi alla coerenza vale sempre ciò che scrisse Oscar Wilde: «E' il rifugio delle persone prive di immaginazione». Qualità che, evidentemente a Di Maio non fa difetto.
 

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Il Gazzettino