L'egemonia della sinistra sulla cultura non c'è più ma resta la tendenza a considerare gli altri inadeguati

L'egemonia della sinistra sulla cultura non c'è più ma resta la tendenza a considerare gli altri inadeguati
Buongiorno Direttore, ho visto in un programma TV il ministro della cultura Sangiuliano inveire in un comizio prelettorale in Abruzzo, contro i comunisti del Partito Democratico e...

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Buongiorno Direttore,
ho visto in un programma TV il ministro della cultura Sangiuliano inveire in un comizio prelettorale in Abruzzo, contro i comunisti del Partito Democratico e della sinistra, che, secondo il ministro, occupano tutti gli ambiti culturali del nostro paese. Voglio soffermarmi sul rilancio della pregiudiziale comunista del ministro, che ricordo, fu il cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi e mi chiedo: ma davvero parlare oggi alla gente comune accusando di comunismo l'altra parte politica fa acchiappare voti? È forse una reazione alle accuse da sinistra di non riconoscersi nell'antifascismo?


Emanuele Ponchio


Caro lettore,


sono d'accordo con lei: spesso la retorica, tanto quella anticomunista che quella antifascista, servono a mascherare la mancanza di argomenti. Non ho ascoltato l'intervento a cui lei fa riferimento, ma credo che in quel caso la parola comunista sia stata usata come generico sinonimo di sinistra e di sinistra post comunista, nel senso di erede della tradizione e della storia del Pci. E da questo punto di vista è ben difficile non riconoscere che in Italia questa parte politica ha esercitato per decenni un'egemonia sulla cultura e sulle sue istituzioni. Del resto fu Antonio Gramsci nei suoi Quaderni dal carcere a teorizzarlo e a fare dell'egemonia culturale uno dei capisaldi del suo pensiero, individuando nel ruolo degli intellettuali e degli agenti culturali un fondamentale strumento di creazione del consenso (lui parlava di dominio) a vantaggio del Partito: da lì passava la conquista del potere. Nel corso dei primi decenni del dopoguerra, il Pci ha scientificamente messo in pratica questa strategia, dalle Università alle case editrici passando per musei e teatri, estendendola anche ad altri settori importanti della società come la magistratura. Negli anni Settanta la spinta dei movimenti politici e sociali legati al Sessantotto e fortemente influenzati da pensiero neo marxista, ha poi contribuito ad alimentare questa presa culturale della sinistra e dei suoi esponenti sulla società italiana. Cosa resta di tutto ciò oggi? Non molto sul piano dell'elaborazione e del pensiero. Sul piano culturale quell'egemonia si è di fatto ridotta a codice ideologico e galateo sociale radical progressista che trovano nel politicamente corretto la loro sublimazione. Resta invece una consolidata attitudine all'occupazion Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino