Nordest sempre più povero e sull'orlo del baratro? Forse è una lettura un po' troppo pessimista

Nordest sempre più povero e sull'orlo del baratro? Forse è una lettura un po' troppo pessimista
Egregio direttore, anche su Il Gazzettino vengono pubblicate informazioni dettagliate che fotografano le preoccupanti situazioni dei redditi di molti cittadini veneti. In...

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Egregio direttore,
anche su Il Gazzettino vengono pubblicate informazioni dettagliate che fotografano le preoccupanti situazioni dei redditi di molti cittadini veneti. In particolare, leggendo i dati, si riscontrano che sono i lavoratori e i pensionati ad essere attanagliati da maggiori difficoltà a sbarcare il lunario. È opportuna e utile l'informazione sulle condizioni di vita delle persone e sui notevoli ritardi della politica (dei governanti) nell'affrontare e risolvere, credibilmente, i problemi: delle povertà ; dei disoccupati; dei non autosufficienti; dei disabili; degli anziani in solitudine. Però i soggetti che con dovizia di analisi socioeconomica, richiamano l'attenzione della politica e della pubblica opinione, sul difficile star bene di milioni di persone, in Italia ed in Veneto, dovrebbero anche proporre e realizzare delle iniziative di grande mobilitazione popolare. Una visibile civile protesta, non violenta, per chiedere (rivendicare) al Governo (e per le sue competenze alla Regione) l'avvio della concertazione con le parti sociali, economiche, sindacali e del terzo settore, per realizzare giustizia, legalità, dignità e pari opportunità. Sostanzialmente: passare dall'analisi all'azione, altrimenti la situazione non cambierà.

Franco Piacentini
Venezia

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Caro lettore,

francamente mi sembra che l'immagine che lei offre del Veneto e del Nordest sia viziata da un pessimismo un po' eccessivo. Sia chiaro: i problemi ci sono, le condizioni di benessere di molte famiglie sono diventate più precarie e il clima generale è dominato dall'incertezza, come testimoniano anche le indagini sulle attese degli imprenditori. Ma il Veneto è anche la regione che ha la più disoccupazione più bassa d'Italia (6,4%), cresce sempre più del resto del Paese (nel 2018 dell'1,1%) e lo scorso anno il suo export ha toccato il massimo storico raggiungendo quota 63,3 miliardi, mentre i fallimenti sono calati del 14%. Tutto ciò, è vero, non basta. Si può e di deve fare meglio e di più, soprattutto per migliorare le condizioni di vita delle fasce sociali più deboli e meno garantite. Ma mi permetta la franchezza: dipingere questo territorio come un sistema economico sull'orlo del baratro, minato dalla povertà e dalla precarietà e rivendicare, sulla base di ciò, una grande mobilitazione popolare, mi sembra un esercizio destinato all'insuccesso. Se l'analisi è sbagliata, l'azione che ne deriva lo sarà ancora di più. È un vecchio principio leninista. Ma è sempre attuale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino