Un'altra campagna elettorale dove ci chiederanno di votare contro qualcuno, non per qualcosa

Un'altra campagna elettorale dove ci chiederanno di votare contro qualcuno, non per qualcosa
Caro Direttore, il plebiscitario consenso che Mario Draghi ha avuto da parte di tutto il popolo italiano è dovuto, oltre che ovviamente alle sue capacità,...

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Caro Direttore,
il plebiscitario consenso che Mario Draghi ha avuto da parte di tutto il popolo italiano è dovuto, oltre che ovviamente alle sue capacità, soprattutto al fatto che non è un politico; gli Italiani sono schifati dei politici e della politica, tanto è vero che il maggior partito è quello astensionista, come abbiamo veduto nell'ultimo referendum. Ora, cosa succederà? Draghi non può essere eletto perché non ha un partito, né penso che vorrebbe tornare a governare con chi lo ha irresponsabilmente tradito. Lei come vede il futuro 25 settembre?


Gianfranco Bertoldi


Caro lettore,


non sono un sondaggista né possiedo doti politico-divinatorie. Posso al massimo proporle alcune riflessioni. La prima: sarei molto cauto nel considerare scontato l'esito del voto. Mancano meno di due mesi all'apertura delle urne, ma tanti nodi restano da sciogliere, dentro e fuori i diversi schieramenti. E i tempi sono molto stretti: non si possono sbagliare mosse e parole d'ordine. La seconda considerazione: dai primi segnali purtroppo temo che dovremo assistere a un'altra campagna elettorale contro qualcuno e non per qualcosa. Ci troveremo di fronte a tanti partiti e leader (o aspiranti tali) che chiederanno il voto agli italiani non per realizzare un certo programma di governo condiviso con altre forze, ma per impedire che qualcun altro (il nemico) vinca le elezioni. Un copione che abbiamo visto andare in scena tante volte in questo ultimi decenni e che è all'origine dell'instabilità politica con cui il nostro Paese deve da tempo fare i conti. Infine, una terza considerazione. L'uscita di scena del governo Draghi e del banchiere centrale prestato alla politica, toglie ai partiti ogni alibi. Qualcuno cerca ancora di rimanere aggrappato a una fase ormai chiusa, sventolando come proprio manifesto politico la cosiddetta agenda Draghi. Ma questa agenda senza il suo ispiratore, estensore e garante (cioè lo stesso Mario Draghi) è poco più che uno slogan elettorale. No, qualsiasi schieramento o partito vinca la sfida del 25 settembre, questa volta i partiti dovranno dimostrare di saper guidare il paese e accompagnarlo in una fase così densa di incognite e di rischi come quella che stiamo vivendo. Chiusa l'esperienza Draghi, non c'è più un'altra riserva dello Repubblica a cui rivolgersi per togliere le castagne dal fuoco e provare a risolvere i problemi. La carte migliore, quella con la più alta credibilità internazionale, ce la siamo giocata. La partita poteva finire meglio e diversamente, ma ormai anche questo è un capitolo chiuso. La palla torna nelle mani dei partiti. Incrociamo le dita.
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Il Gazzettino