Il caso Crisanti: discutiamo di tamponi, ma facciamolo seriamente. E lasciamo perdere Galileo Galilei

Il caso Crisanti: discutiamo di tamponi, ma facciamolo seriamente. E lasciamo perdere Galileo Galilei
Egregio Direttore, chiedo la sua opinione sulla domanda che mi sono posto in questi giorni di polemiche sulla gestione della seconda ondata in Veneto e sull'accostamento...

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Egregio Direttore,
chiedo la sua opinione sulla domanda che mi sono posto in questi giorni di polemiche sulla gestione della seconda ondata in Veneto e sull'accostamento Crisanti-Galilei. Si può paragonare il prof. Crisanti, che riceve la solidarietà di autorevoli professori con apposita petizione, allo scienziato Galilei? Lo scienziato, a mio parere, propone una teoria (i tamponi rapidi non funzionano), dimostra con uno studio validato dalla comunità scientifica che questo è vero e allora può trarne delle possibili conseguenze. Ho ascoltato, tra gli altri, l'intervento della Dott.ssa Ricci, direttore dell'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, alla commissione sanità del Consiglio Regionale e ho deciso di NON firmare la petizione. 


Antonino Volpi
Rubano (Padova)


Caro lettore,


in questo anno e mezzo di pandemia abbiamo scoperto e imparato a familiarizzare con nuovi protagonisti del circo massmediatico: gli scienziati-virologi. Ce ne sono di diversi tipi e di diversa caratura accademica. Ma molti di loro si distinguono per un ego assai pronunciato e un presenzialismo davvero non comune che li spinge a intervenire su qualsiasi argomento su giornali e tv. In questa affannosa ricerca di protagonismo può anche succedere che qualcuno, colto da estasi autocelebrativa, si accosti, come ha fatto il professor Crisanti, nientemeno che a Galileo. Credo sarebbe utile per tutti abbassare i toni (e pure i paragoni) e riportare la questione nei suoi giusti termini. Il professor Crisanti ha, come noto, elaborato una tesi negativa sui test rapidi: li considera dannosi nella lotta al Covid perchè sarebbero poco efficaci (non intercetterebbero 3 positivi sui 10) nell'individuare il virus. Tesi rispettabile, anche se tanti eminenti scienziati, tra cui il professor Palù, la pensano in modo esattamente opposto. Ma il vero problema è un altro. Se Crisanti avesse reso nota questa sua tesi utilizzando le normali e corrette modalità scientifiche, cioè pubblicando su un'autorevole rivista uno studio sull'argomento validato e completo (che invece a tutt'oggi non esiste) non ci sarebbero stati nè appelli nè inchieste nè altro. L'ha invece usata come una clava mediatica in una polemica tutta personale e politica. Salvo poi ergersi come vittima. Non sono uno scienziato, ma di galileiano, in tutto questo, ci vedo davvero poco.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino