Su crescita ed economia, questa volta, dobbiamo prendere sul serio le parole di Juncker

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Caro Direttore il Presidente della Commissione europea Juncker ha detto (ieri) al nostro Presidente del Consiglio Conte: «L'Italia faccia sforzi supplementari per...

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Caro Direttore
il Presidente della Commissione europea Juncker ha detto (ieri) al nostro Presidente del Consiglio Conte: «L'Italia faccia sforzi supplementari per mantenere in vita la crescita». Sono d'accordo. Pero è anche vero che, nel nostro Paese c'è un sommerso-economico, perciò fuori da ogni statistica, vicino ai 100 (cento) miliardi di euro, così dicono i bene informati. Tant'è vero che siamo primi in Europa per il rapporto tra auto e abitanti con 62,4 auto ogni 100 abitanti. Dietro di noi, la Germania e la Spagna. Mi fermo qui, per ragioni di spazio. In ogni caso vorrei chiedere ai cervelloni che ci pungono da dritta e da manca: in un Paese piccolo come il nostro si può sempre crescere?


Luciano Bertarelli 
Rovigo


Caro lettore,

non ho ovviamente alcun titolo per essere considerato un cervellone, ma provo a risponderle. Ovviamente non si può sempre crescere. Ma ci siamo appena lasciati alle spalle la più lunga crisi del Dopoguerra. Se gli altri Paesi crescono e noi no o lo fanno in misura superiore alla nostra, i casi sono due: o ci rassegniamo a pagare le conseguenze della crescita zero (e sotto zero) o cerchiamo di rimboccarci le maniche e crescere un po' anche noi. La decrescita felice è uno slogan suggestivo e fortunato, ma nella realtà non esiste. È solo sinonimo di impoverimento generale. Che forse fa la felicità di qualcuno, ma in genere, per la maggioranza delle persone, si traduce in meno posti di lavoro, meno risorse da distribuire e meno reddito a disposizione delle famiglie. L'economia mondiale, per molte e complesse ragioni, sta rallentando. Le previsioni degli economisti per il 2019-2020 si sono rivelate troppo positive. Non cresciamo dunque meno del previsto solo noi italiani. L'economia sta frenando in tutti i Paesi europei e non solo, anche se spesso le dinamiche sono diverse e l'impatto meno forte di quanto registrato in Italia. Ma per una nazione come la nostra fortemente indebitata e con una struttura industriale altamente interconnessa con quella di altro Paesi (la Germania innanzitutto), questo rallentamento globale è un problema in più. Che non può essere mascherato dal cosiddetto sommerso. Spiace dirlo, ma al contrario di quanto ha affermato qualcuno, il 2019 ben difficilmente passerà alla storia come un «anno bellissimo». E, un po' a malincuore, in questo caso dobbiamo dare ragione al presidente della Commissione europea Juncker e prendere sul serio le sue parole. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino