Quando la burocrazia cancella i diritti: storia di un piccolo imprenditore che non riesce a incassare il sussidio Covid

Quando la burocrazia cancella i diritti: storia di un piccolo imprenditore che non riesce a incassare il sussidio Covid
Caro Direttore, sono uno dei titolari di partita IVA a reddito negativo da quando, per causa del virus non posso lavorare, ma le migliaia di euro di tasse fisse di esercizio le...

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Caro Direttore,
sono uno dei titolari di partita IVA a reddito negativo da quando, per causa del virus non posso lavorare, ma le migliaia di euro di tasse fisse di esercizio le pago o le pagherò lo stesso, perché posticipare e cancellare sono due cose diverse. Ho fatto domanda per l’indennità covid 19 all’Inps. È stata accettata subito e senza riserve. Dopo settimane arriva l’avviso «Impossibile versare il bonifico perché l’IBAN non è corretto, fate accesso al sito per modificarlo». Verifico e invece l’IBAN è perfetto, si tratta del mio conto privato. Chiamo il commercialista e mi dice che decine di suoi clienti hanno lo stesso problema a causa del fatto che i conti personali sono cointestati e il nome del coniuge figura prima del loro per ordine alfabetico. Anche il mio ovviamente è cointestato. Torno sul sito Inps e scopro che risulta comunque impossibile modificare l’IBAN perché la pagina è diversa da quella del tutorial. Telefono al numero verde e mi risponde una antipatica che mi dice che i pagamenti impediti da IBAN sbagliato vengono persi e la modifica IBAN produce effetti solo sul mese successivo, comunque inoltrerà la mia richiesta di verifica. Ieri mi arriva la risposta dell’Inps dove si conferma che (testuale) «La Direzione Generale ha segnalato l’IBAN come “non valido”». Ma quell’IBAN è andato bene tutte le volte che l’Inps ha presi i miei mille euro trimestrali e anche l’anticipo di 3mila euro il 2 dicembre scorso! O forse nel Dpcm c’era scritto quale IBAN bisogna usare?

Stefano Tiozzi

Caro lettore,

ci sono vicende che non meriterebbe neppure una risposta Perchè si commentano da sole. La sua è una di queste. Purtroppo la realtà è sempre la stessa: in alcuni mondi la forma prevale comunque sulla sostanza. E i cittadini sono considerati non clienti titolari di diritti a cui si ha il dovere di offrire il migliore dei servizi possibile, ma come utenti a cui benevolmente e burocraticamente si concede un po’ di tempo e di attenzione. Senza ovviamente preoccuparsi di risolvere il loro problema. Finché non romperemo questo infernale meccanismo e cambieremo questa cultura, continueremo ad essere un magnifico paese, con straordinari talenti e potenzialità. Ma con un enorme palla al piede.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino