Anche oggi, come nel Dopoguerra, ci sarebbe bisogno di statisti. L'attualità di De Gasperi

Anche oggi, come nel Dopoguerra, ci sarebbe bisogno di statisti. L'attualità di De Gasperi
Buongiorno Direttore, in molti soprattutto in questo momento lamentano la totale assenza di statisti nel panorama politico italian ed europeo e criticano la mancanza di...

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Buongiorno Direttore,
in molti soprattutto in questo momento lamentano la totale assenza di statisti nel panorama politico italian ed europeo e criticano la mancanza di lungimiranza delle classi dirigenti. Ma chi è uno statista? Quali qualità e capacità deve avere?

Mattia Pavanetto
Quinto (Treviso) 

Caro lettore,
normalmente a questa domanda si risponde ricorrendo a una frase attribuita ad Alcide De Gasperi, ma in realtà coniata da un predicatore americano di fine 800, James Freeman Clark: «Un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista guarda alle prossime generazioni. Un politico pensa al successo del suo partito; uno statista a quello del suo Paese». Definizione efficace anche se non del tutto vera. Perché nessuno statista ha mai potuto essere tale senza il consenso e quindi senza preoccuparsi di vincere le elezioni e di avere l'appoggio del suo partito. Ma certamente la capacità di guardare oltre gli interessi e gli obiettivi immediati e di avere una visione che vada oltre gli orizzonti certi e noti, è una qualità imprescindibile per uno statista. Come lo è il senso dello Stato, ossia la consapevolezza di cosa si rappresenta nel momento in cui si riveste un ruolo di guida e si assumono delle decisioni. Credo che un politico che ambisca al ruolo di statista debba avere però anche un'altra capacità senza la quale difficilmente può lasciare un segno: il coraggio di andare controcorrente e di spezzare schemi precostituiti. In altre parole: la determinazione a raggiungere un obiettivo superiore anche se questo impone rotture e divisioni dolorose.


C'è nell'orizzonte politico attuale italiano qualcuno che abbia, in tutto o in parte, queste caratteristiche? Sarei portato a dire subito di no. Preferisco rispondere che non mi pare, per il momento, di vederne. Del resto gli statisti vengono riconosciuti come tali sempre dopo la loro morte. Se pensiamo al nostro Paese le figure che associamo a questo termine non sono molte: Cavour, Einaudi, forse Giolitti, certamente De Gasperi. Recentemente si è discusso sul valore di statista di Bettino Craxi, un assoluto gigante se raffrontato a tanti aspiranti leader attuali. Ma proprio la figura di De Gasperi ha una sua particolare attualità. Il leader Dc, nonostante la definizione di ottuso e torbido che diede di lui il segretario del Pci Palmiro Togliatti, costruì il suo profilo di statista soprattutto per l'efficacia con cui guidò il Paese nella delicatissima fase del Dopoguerra ancorandolo saldamente all'Occidente e ponendo le basi per la sua rinascita. Anche noi oggi viviamo un nostro particolare Dopoguerra. Meno tragico di quello del 1945, ma comunque traumatico. Anche oggi avremmo un grande bisogno di capacità di leadership, di visione e di coraggio. Se la guerra al virus un merito l'ha avuto è quello di aver fissato uno spartiacque tra il prima e il dopo. E di aver rimescolato le carte della politica. Speriamo che da questo possa emergere qualcosa di nuovo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino