Chiudere le società partecipate un'impresa ai limiti del possibile

Chiudere le società partecipate un'impresa ai limiti del possibile
Egregio direttore, da più parti si auspica venga fatta chiarezza sulla reale consistenza del sistema bancario italiano. Da molti più anni assistiamo...

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Egregio direttore,
da più parti si auspica venga fatta chiarezza sulla reale consistenza del sistema bancario italiano. Da molti più anni assistiamo all’impegno da parte del Governo di assumere provvedimenti per risanare le società partecipate di cui sono proprietari enti locali, Regioni e lo stesso Stato, sciogliendone un numero consistente. Per fare chiarezza sulle banche ci si scontra inesorabilmente con l’opacità del sistema bancario e finanziario, mentre fare chiarezza sul sistema delle società partecipate sarebbe molto più semplice, in quanto, essendo proprietà di enti pubblici, cui per legge è imposta la trasparenza, appurarne l’effettiva consistenza patrimoniale, i costi del personale, l’opportunità di perseverare nella scelta gestionale e l’ammontare dei disavanzi non dovrebbe essere così difficile. Eppure l’argomento, puntualmente si riaffaccia alle cronache, senza che venga dato corso a quanto promesso da diversi anni. Sarei curioso di conoscere le ragioni di questo incomprensibile trattamento di favore per partecipate, loro amministratori e dipendenti, mentre da anni si persegue con accanimento una politica di riduzione della spesa in tutto il settore pubblico. 


Giuseppe Barbanti
Mestre

Caro lettore,

le partecipate degli enti locali sono uno dei buchi neri della nostra pubblica amministrazione e, insieme, una delle cause della nostra debordante spesa pubblica. Naturalmente non tutte le partecipate sono aziende in perdita o ad alto tasso di inefficienza: alcune, anche a Nordest, sono imprese eccellenti e ben gestite, ma si tratta di eccezioni nel mare magnum delle migliaia di controllate comunali e regionali, la maggior parte delle quali non avrebbero ragione d'essere, almeno come società a controllo pubblico. L'amara realtà è che queste società hanno funzionato per decenni come riserve di caccia dei partiti o dei potenti locali che nelle partecipate scorazzavano e attraverso di esse curavano i loro vasti interessi clientelari. Questo spiega perchè, aldilà degli impegni verbali, cedere o chiudere le partecipate è ancora oggi un'impresa ai limiti del possibile. E fa anche capire perchè, in molte di queste società pubbliche, stipendi ed emolumenti sono assai più cospicui di quelli dei normali dipendenti regionali e comunali. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino