Catalogna, sbagliato parlare di retromarcia. Il dialogo è necessario, la vera partita inizia ora

Catalogna, sbagliato parlare di retromarcia. Il dialogo è necessario, la vera partita inizia ora
Egregio direttore, spiace dirlo, siamo alle solite: dopo tanto urlare, ecco che arriva il nulla di fatto. La Catalogna doveva dichiarare la sua indipendenza dalla Spagna ma, sul...

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Egregio direttore,
spiace dirlo, siamo alle solite: dopo tanto urlare, ecco che arriva il nulla di fatto. La Catalogna doveva dichiarare la sua indipendenza dalla Spagna ma, sul più bello, il suo leader ha cambiato idea, ha frenato e si è dichiarato pronto al dialogo con Madrid. Cioè con quello stesso governo che ha spedito in Catalogna 10mila soldati, in verità anche assai maneschi, per impedire il referendum popolare. Tanto tuonò che piovve, si potrebbe dire. Per la Catalogna lunedì doveva essere il giorno storico dell’indipendenza. Passerà alla storia come il giorno della grande retromarcia.


Silvio Ballin
Venezia


Caro lettore,

non mi sentirei di considerare una retromarcia o un tradimento la scelta di Puigdemont di aprire un dialogo con il governo centrale. La definirei piuttosto una scelta di responsabilità. La questione catalana è assai complessa è ha riflessi che vanno ben al di là della penisola iberica. Non può essere affrontata a colpi di slogan né risolta con le minacce o le cariche di polizia. Su un piatto della bilancia c’è un referendum, svolto peraltro in condizioni assai precarie, che ha visto la grandissima maggioranza degli elettori catalani pronunciarsi a favore dell’indipendenza. Ma, sull’altro piatto, c’è una Costituzione, quella spagnola, Stato a cui la Catalogna tuttora appartiene, che all’articolo 155 esclude espressamente la secessione di una regione o di un territorio e fa dell’unità del Paese uno dei suo postulati. È evidente che, tra questi due fronti, occorre trovare un possibile punto di equilibrio e l’unica strada è quella del dialogo. Finora dall’una come dall’altra parte, si è preferito alzare i toni dello scontro. Adesso è il momento di abbassarli e di cercare una via d’uscita. Nel discorso al Parlamento catalano, il leader Puigdemont ha dimostrato abilità di fine politico che forse in pochi gli riconoscevano: ha dichiarato l’indipendenza ma l’ha subito sospesa, aprendo al dialogo con Madrid. Vedremo, nei fatti più che nelle parole, quale sarà la risposta del governo centrale. Il premier Rajoy, ha infilato numerosi errori nella gestione della crisi catalana, ma sa di non poter ignorare il sentimento indipendentista di una parte importante del popolo catalano. Sarà una partita difficile. E fondamentale sarà anche il ruolo dell’Europa, finora rimasta troppo dietro le quinte. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino